– di Martina Antinoro –
Akes ha pubblicato il 1° febbraio il suo nuovo disco “Anima digitale”. Il nuovo album, distribuito da Artist First, vede la partecipazione di numerosi produttori: Dr. Wesh, Vince Lion, Cirielli, Ancora by 94hermanos, Erika Greys & Mario Bross Team, Fabiano Rivolta. Akes con “Anima digitale” vuole aprirci gli occhi sul mondo, criticando quelli che sono gli spetti negativi di questa società continuamente connessa, ma allo stesso tempo racconta la sua esperienza con l’amore online. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao, come stai? Il tuo album “Anima digitale” è uscito il 1° febbraio. Come ti senti e quali sono state le reazioni del pubblico?
Da parte del mio pubblico, il disco è stato ricevuto molto bene, è piaciuto: tutti hanno notato il salto di qualità sia a livello delle produzioni o anche a livello visivo. Invece per i nuovi che mi stanno scoprendo, anche con loro sto avendo un riscontro discreto, si stanno aggiungendo nuove persone che si approcciano a questo mondo che è parecchio particolare.
“Anima digitale” è un album che si trova tra hyperpop e sci-fi. Come spiegheresti questi due concetti a chi ascolta il tuo album?
Hyperpop è un genere che mischia pop, elettronica e metal. Invece sci-fi è un po’ il cerchio dove si colloca questo genere che è la fantascienza, quindi distopia, argomenti fantascientifici.
Sicuramente nell’album si possono trovare diverse sonorità da dove vengono queste influenze?
Queste influenze sono legate ai gruppi che ascolto che sono principalmente gruppi new metal che nelle loro canzoni utilizzano molta elettronica, ma anche molte componenti pop come chitarre, piano e altri strumenti. Poi ovviamente ascolto spesso anche il rap, soprattutto perché vengo da quel genere musicale, e seguo gli artisti più vecchi come Fabri Fibra, Marracash, Noyz Narcos, Gue Pequeno. Quindi diciamo che le mie due influenze musicali maggiori sono rap e new metal.
“Anima digitale”, come mai questo titolo?
Ho scelto questo titolo perché univa i due concetti cardine dell’album che sono sentimenti ed una veste elettronica nel raccontare. Perciò anima come prima parola e digitale serve per indicare il contesto in cui sono espressi questi miei sentimenti.
Tra l’altro “Anima digitale” è l’unica traccia che ha un titolo italiano, come mai hai scelto invece un titolo inglese per tutte le altre tracce?
È l’unica traccia con il titolo in italiano perché volevo che si comprendesse che non sono dei titoli messi a caso, ma anzi l’inglese è una lingua molto più smart e riassume tanti concetti, ma mettere anche il titolo cardine in inglese mi sembrava troppo mascherata come idea. Quindi ho deciso, essendo italiano e facendo musica italiana, di mettere il titolo principale in italiano. Per le altre tracce invece non sono riuscito a trovare parole nella nostra lingua che esprimessero bene i concetti.
Qualche mese fa hai lanciato due nuovi singoli “Virtual Feeling” e “Brainlink”. Sono tracce che si trovano anche nell’album, cosa ti ha spinto a sceglierle per lanciare l’album?
“Virtual Feeling” racconta una storia d’amore che appunto ho vissuto online con una persona che ho poi incontrato e con cui sto attualmente, quindi il brano parla di incontrarsi online senza potersi vedere a causa della pandemia, raccontando per l’appunto di questo feeling virtuale. “Brainlink” invece è un brano più concentrato sul mio parlare del sistema e me la sono presa un po’ con le applicazioni, con il sistema, con lo smart working. Poi qualche mese dopo sono usciti due nuovi singoli “Smart Working” e “Stuntman”: il primo parla dell’alienazione all’interno del sistema, stare sempre davanti al pc e lavorare con questi sistemi che ormai sono la nostra quotidianità, mentre il secondo singolo racconta la distanza che mi separava dall’amore in questi mesi di pandemia.
Ascoltando “Anima digitale” emerge sicuramente un atteggiamento molto critico verso la società in cui viviamo, soprattutto per quanto riguarda le ripercussioni che tutto il mondo del digitale ha sulla nostra vita, ma prima mi hai anche detto di aver conosciuto l’amore online. Quanto questo mondo digitale ti affascina e quanto invece ti spaventa?
Su questo punto, si trova proprio la doppia veste del digitale: allo stesso tempo ti affascina perché comunque è un mondo in cui c’è tanta possibilità di scelta, puoi aprire mille mondi con Instagram, le app di dating e pensi di avere tutto a portata di mano, poi però questo si scontra con quello che succede nella realtà. La realtà è molto più univoca: anche la mia storia, quella di cui o parlato prima, ha avuto delle ripercussioni dovute al fatto che sia stata una relazione molto online dato che non potevamo vederci per via delle regioni diverse e della pandemia. Quando poi l’abbiamo portata nella realtà, all’inizio ci sono stati dei problemi perché online si è creato un tipo di rapporto che era malsano e poi piano piano è stato ricostruito nella vita vera. Quindi continuo ad avere una considerazione negativa per quanto riguarda l’incontrare online le persone e poi incontrarle nella realtà. Resto dell’idea che il mondo digitale può affascinare, può creare dei mondi, però poi la realtà è tutto un altro paio di maniche. Tant’è che fino a prima di incontrare questa ragazza io avevo delle sensazioni, ma le ho detto subito che quelle vere le avrei avute nella vita reale e tutto quello che ci stavamo dicendo poteva non essere reale nel momento dell’incontro, perché per me online si costruisce realmente poco, non riesco mai ad empatizzare tantissimo.
Negli ultimi due anni, la pandemia ha sicuramente dato una forte spinta al mondo digitale. Cosa terresti della vita pre pandemia e cosa invece terresti di ciò che abbiamo ora?
Io sinceramente non terrei niente di come stiamo gestendo le cose nel mondo. Lo smart working e quel tipo di pratiche c’erano anche prima, solo che in Europa le abbiamo introdotte post pandemia. Tutto il resto sono restrizioni invece: mascherina, vaccini, QR code. Quindi, in realtà, tornerei volentieri alla situazione precedente anche perché stiamo puntando a tornare a come eravamo prima, senza restrizioni. Perciò non salverei nulla di come è cambiato il mondo, anche se poi mi ha portato fortuna perché ho tirato fuori un po’ l’odio che avevo per il sistema.
Insieme all’album, è uscito il doppio videoclip di “Anima digitale” e “2077”. Nella prima parte, ti trovi in una vasca attaccato a dei cavi, mentre nel secondo ci sono diversi riferimenti al mondo extraterrestre. Quanto pensi che questi video riescano a spiegare bene i tuoi brani?
Il primo e il secondo sono collegati proprio per questo: il fatto della vasca, quindi io che mi sento intrappolato, ed invece un playback completamente in strada, in una zona industriale di Torino che si chiama Lingotto, sono immagini che usato perché ho voluto rappresentare il mio ritorno nel sistema attuale. Ho voluto rappresentare il ritorno all’interno della realtà esattamente com’è non in modo troppo distopico. Nel primo video ho rappresentato Matrix perché volevo esprimere il concetto di essere chiuso, bloccato, in una realtà che non esiste. Invece nel secondo, ho puntato a fare un videoclip molto semplice, molto street, per simboleggiare che sto tornando nella realtà.
Qual è la traccia a cui sei più legato e perché?
La traccia a cui sono più legato resta “Love Search” perché si porta un po’una malinconia che è ancora presente in me. Le sensazioni, il testo, nonostante sia dentro la storia, la sento ancora attuale dentro di me.
“Restart” è la traccia che chiude l’album.
Sono molto legato a questa traccia perché all’inizio era una traccia che ho fatto da solo: c’era la mia parte, il ritornello e una base molto elettronica. Ascoltandola, sentivo che non funzionava, c’era qualcosa che non mi piaceva. Allora ho chiamato il mio amico Fabiano Rivolta e abbiamo provato a fare un outro acustico: sono arrivato da lui con la melodia, lui ha arrangiato tutto alla chitarra e l’abbiamo registrata com’era.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci sono live in programma?
Il 25 febbraio avrò un incontro con i miei fan in un Escape Room e si chiamerà Anima digitale Experience: gli darò una pendrive a forma di pillola blu, l’album e altri inediti. Ci incontreremo, parleremo dal vivo, insomma un piccolo Instore perché live, per ora, non se ne possono fare. Per il futuro, ho tante tracce in serbo, una riedizione dell’album per l’estate e poi non voglio dire niente, ma stiamo lavorando per il prossimo anno.