I Madkin sono un calcio nel culo. I Madkin sono forse una schicchera alle palle. I Madkin fanno in modo che tu debba esser portato fuori dal campo di gioco in barella.
I Madkin sono un gruppo forte.
Quando andai ad aprire il loro cd lo feci quasi senza pretese, e forse ero scoglionato di mio, ma c’è musica e musica signori miei e la musica che intendiamo noi ti viene in faccia (sì, la metto così proprio per favorire le vostre allusioni nonché le mie), senza chiedere permesso. Così accadde con loro: niente più, niente meno.
Perdone La Molestia, il loro primo cd, è bello ma ha un titolo che non gli rende giustizia: un po’ bruttino dai, possiamo pur dirlo a questi ragazzi. Una sorta di terapia elettroconvulsivante che non sta certo lì a chiederti il permesso ma anzi è lì per farti scontare la pena che meriti.
E morire dei Madkin ci può stare tutto sommato.
Chitarre grevi, ritmiche serrate che più non si potrebbe e voce che graffia, urla, stride ma non stona anzi vola. Non fluttua.
Senza compromessi, come piace a me descriverli da un po’ di tempo a questa parte, tornando così all’incipit di questo stesso articolo.
Trovo infatti inutile soffermarmi su questo o quel brano: Perdone La Molestia non ci sta ad essere spacchettato così. Non è giusto.
Questo disco è omogeneamente sporco, crudo, suburbano, periferico: nell’accezione “purista” dei termini appena usati.
E così sono i Madkin, che mi azzardo a pensare vogliano solo far musica, senza star lì a pensare quanto e se ne valga la pena.
Così è quando hai un’impellenza d’altronde: ovvero fai di tutto per tirartela fuori.
Troppo spesso noi ci fermiamo a pensare, a contare il saldo tra energie spese e ricavi, a star di merda, a voler andare altrove.
Magari, con tutto il tempo perso, avremmo anche noi scritto un disco del genere.
E forse sarebbe stato meglio così.
Mi fa piacere, per chiudere, citare un piccolo estratto di una recensione che qualcun altro ha fatto di questo disco, perché a modo suo la trovo molto illuminante nonché divertente:
«La sensazione è che, se cedessero un po’ di più alla melodia, i Madkin potrebbero tranquillamente entrare in rotazione in qualche radio rock. Ma preferiamo di gran lunga sentirli ancorati a questa genuinità e attitudine anche in futuro, sicuri che anche così avranno la possibilità di farsi conoscere in Italia e all’estero: se lo meritano» (cit. Valerio Bassan, Rockit 18/01/2012) .
Si può ancora ridere di gusto al giorno d’oggi.
Beati i Madkin, sempre siano lodati.
Valerio Cesari (L’Urlo – Radio Rock)
ExitWell Magazine n° 1 (marzo/aprile 2013)
Sono bravissimi e l’album è davvero una botta pazzesca!