di Matteo Rotondi.
foto White Noise.
La primavera ci ha regalato il ritorno sulle scene dei Meds, trio elettronico romano alle prese con la recente uscita del loro nuovo videoclip “Call me white“. Il video, in computer grafica, raffigura un umanoide senza volto, immerso in uno spazio asettico e sconfinato. Un concept minimale che cattura l’attenzione quanto basta per incuriosire ma lasciare i riflettori fissi sulla musica, suggerendo qui e là le opportune chiavi di lettura per le liriche in Inglese del talentuoso vocalist Amato Scalbi.
Ben ritrovati ragazzi e complimenti per questo primo nuovo singolo. Il colore, o meglio l’assenza di colore, ha un ruolo centrale nell’immaginario da voi proposto. Il “bianco” del titolo del pezzo, dell’ambientazione del videoclip, delle vostre foto, si ricollega anche un po’ alla spersonalizzazione del protagonista antropomorfo, con un buco al posto del volto. Cosa rappresenta per voi quest’assenza di forme e colori?
“Ciao e grazie per i complimenti. Il bianco è ricco di significato, ma ambiguo da sempre. Per noi non è più simbolo di purezza o assenza di contenuto ma rappresenta tutto e niente nello stesso momento. Il significato della canzone è proprio qui: il tema è l’incapacità di saper prendere una decisione e di frammentarsi al proprio interno, questo ci rende bianchi. Incerti e ambigui. Da qui anche l’assenza di volto. Poi c’è anche un mero senso estetico da prendere in considerazione”.
Altra caratteristica che vi contraddistingue è l’aspetto minimal, basato su un’elettronica a metà tra Moderat e il Thom Yorke di “The Eraser”. In realtà è un’essenzialità apparente, poiché pur essendo in tre, sono molti gli ammennicoli con cui vi sbizzarrite in studio e sul palco. Come avviene il processo di ricerca di suoni e strumentazione, e in che modo vi suddividete i ruoli?
“E’ una domanda complicata, nel senso che non abbiamo un modus operandi con il quale tiriamo fuori i suoni. La maggior parte delle volte si tratta di campionamenti che vengono trattati più e più volte e infine cuciti intorno alle necessità del brano. Siamo appassionati di suoni organici, glitch e sintesi granulare ma tutto viene sempre messo a servizio del brano. La strumentazione cambia radicalmente di volta in volta, cosi come il modo di suddividere i ruoli. E’ un processo in costante divenire che ci mantiene attenti e mentalmente freschi”.
Cosa bolle in pentola per l’immediato futuro a seguito di questa prima uscita, se si può già dire?
“Ora siamo in fase promozionale, stiamo portando in giro le versioni totalmente acustiche dei brani perché, si, ci piace giocare con sintetizzatori e quant’altro, ma è bello avere anche un contatto più intimo con il pubblico e scoprire insieme la radice della canzone. Vista la buona accoglienza del primo singolo, in autunno uscirà probabilmente un secondo brano come anticipazione dell’EP. Ma siamo una band libera quindi il nostro percorso è in costante mutamento e non ci sono vincoli di nessun tipo”.
Nella produzione del vostro lavoro vi siete avvalsi di preziose collaborazioni sia italiane che internazionali, quali sono state quelle che si sono rivelate più proficue e come sono nate?
“Si è vero, abbiamo avuto la fortuna di poter condividere i brani e le varie decisioni intorno ad essi con alcune persone di grandissimo spessore, umano e professionale. Tutte sono state proficue e ci hanno aiutato a crescere, è inevitabile quando ti confronti con persone del calibro di Steve Lyon (Depeche Mode) o Fefo Forconi (Almamegretta) vedere la propria musica da una prospettiva diversa. E’ la cosa più difficile per un’artista e grazie a loro ci siamo in parte riusciti”.
Nei vostri live proponete diversi set, da quello completo in full band, fino a un acustico minimale, passando per il DjSet. E’ questa una vostra personale urgenza espressiva, per accontentare il più possibile diverse vostre anime, o è piuttosto un’esigenza pratica per poter sfruttare più contesti e location possibili, e far arrivare così la vostra produzione a più persone?
“Sarebbe sciocco negare che si tratta ovviamente anche di un’esigenza pratica per sfruttare più contesti, ma è un’esigenza che viene da una necessità artistica: esprimerci in tutte le forme musicali con cui siamo nati e cresciuti. Perché è vero, facciamo elettronica, ma perché negarci la possibilità di suonare i brani acustici? In fondo proveniamo tutti e tre da una vita di concerti e ascolti rock (declinato in tutte le sue forme); e allo stesso tempo perché non fare anche DjSet mettendo da parte la propria musica per il semplice gusto di essere dietro una console mentre le persone ballano? Fa tutto parte di noi e di essere musicisti, non sono momenti scollegati fra loro”.
Le vostre liriche sono in Inglese. È una scelta mirata ad uscire dai confini nazionali, o una semplice conseguenza dei vostri ascolti di sempre? E trovate che questo stia facilitando il vostro percorso, o bensì può essere inizialmente un ostacolo in un paese come l’Italia, ancora piuttosto legato a una tradizione in madrelingua?
“Solo in Italia esiste questo eterno dibattito fra il cantare nella propria lingua nazionale o in altre lingue, ed è paradossale perché si vedono gran concerti e sold out di gruppi che cantano in italiano, gruppi che cantano in inglese, ma anche francese (vedi Stromae), gruppi strumentali e via dicendo. Il punto non è mai il mezzo che si sceglie per comunicare, ma cosa. Se il brano funziona, se dà emozioni, allora c’è tutto. E ve lo dimostrano i Sigur Ros che praticamente si sono inventati una lingua e ti fanno scendere i lacrimoni da vent’anni”.
Consiglio a tutti i lettori di ExitWell di recarsi a un vostro concerto, per godere a pieno delle atmosfere suggestive che per esperienza posso affermare che sapete ben replicare dal vivo. Quali sono gli appuntamenti in cui sarete impegnati live quest’estate?
“Come si diceva prima in questo momento stiamo finendo un percorso acustico che ci porterà al Marmo/Spaghetti Unplugged Domenica 10 Giugno, mentre il 14 Giugno saremo a LeMura. La notizia bella è che siamo stati invitati al Ciociaria Open Air, il 7 Luglio siamo lì full band insieme a Cosmo.
Grazie per essere stati con noi!