E qui potremmo discutere per ore sul significato di pop. Di certo in questo disco, pop non è una parola declinata al mero commercio dei ritornelli facili e radiofonici. Di certo in questo disco la parola pop non ha una radice di banalità e di populismo. Diversamente si attinge ad una cultura più internazionale dove un poco si perdono le radici proprie di provenienza ma si mette in scena, con grandissimo gusto, un fare comune, europeo, osando direi quasi berliniano. E quel fare è rivolto a musica digitale dal gusto elegante di nuovo soul urbano, per niente gospel e per niente nero di religione. Bella e brava, nata a Kinshasa da padre italiano e madre congolese, Miza Mayi pubblica per la prima volta nella sua carriera un disco di sue scritture personali ed è estremamente personale il concetto che lega a se questi 11 brani: la crescita personale, come bambina, come ragazza e come donna. Si intitola “States of a Growing Flower”, disco di classe e di compostezza, di suono programmato ma anche di grandi ricami strumentali come il sax preparato di Jessica Cochis. E ancora quel certo modo di essere sospesa dentro organze industriali, per niente sfarzose dove invece l’immancabile immaturità dei tanti avrebbe osato in cose ardue e di poca coerenza. Il disco mette assieme un pop europeo, tra soul e swing di nuova generazione e quel piglio un poco dub e un poco house. Insomma un disco da scoprire, davvero con molta attenzione.
Una rapida sfogliata alla tua vita per vedere che alla radice c’è tantissimo suono digitale, musica del nuovo soul, house con sfumature dub e tanto altro. Questo disco in realtà è più accomodante e pop nei toni, non trovi?
È un disco che si è sviluppato attraverso molta ricerca, sperimentazione, la parte tecnica è stata curata da Eros Cristiani e Jessica Cochis, loro hanno fatto quello che si definisce il “lavoro sporco”, ore e ore in studio a trovare i suoni giusti, a trovare le giuste combinazioni. Il risultato però non è di difficile ascolto, le melodie sono molto pop, non c’è nulla di ermetico. Volevo che l’ascoltatore si sentisse cullato dalle mie canzoni, trasportato in un mondo nuovo, dove si potesse sentire bene, emozionarsi, divertirsi e allo stesso tempo perdersi nella contemplazione.
Questi stadi di crescita a cosa ti hanno portato? Consapevolezza o resa alla vita?
Assoluta consapevolezza, il disco è uscito proprio in un momento particolare della mia vita, ho superato diversi ostacoli di vario genere e li ho superati con la calma che mi contraddistingue, non sono una persona che si dispera e si lamenta, so che la vita ci mette di fronte ogni giorno a una sfida nuova, grande o piccola che sia, è il modo in cui riusciamo a gestire le situazioni che fa la differenza. Prima ero molto timida, insicura, ora non ho paura di esprimere ciò che sono, il lato dolce e il lato oscuro, vivo una vita che è il risultato delle scelte che ho fatto, non mi sono lasciata trasportare, il mio è un percorso tortuoso ma consapevole, alla costante ricerca di equilibrio.
E in qualche modo, sempre restando sul filo conduttore che lega i temi di queste nuove canzoni, hai capito che alla fine la crescita di un individuo segue un processo che in qualche modo si può condizionare e determinare o alla fine la vita fa il suo gioco a prescindere?
Puoi essere un individuo che condiziona o che si fa condizionare, io penso di essere una persona che ha la necessità di essere portata di fronte ad un bivio prima di poter fare una scelta, non prendo mai decisioni di punto in bianco e non mi accanisco su qualcosa in maniera testarda, lavoro sodo su me stessa e attendo che si presenti un segno dall’esterno, a quel punto decido se accogliere o rifiutare ciò che arriva. Il più delle volte arrivano le richieste giuste al momento giusto e arrivano quando sono davvero pronta per affrontarle, il trucco è saper gestire la frustrazione dell’attesa, ma è proprio nell’attesa che ci dobbiamo preparare per ciò che arriverà. La vita fa il suo gioco, ma anche noi giochiamo.
La conclusione è “Tom Tom Town”. Come anche “Jazz That Funk” sembra un capitolo che in qualche modo da questo tema esce fuori. Come se si facesse pausa per divertirsi un po’…
Esattamente, dobbiamo sempre prenderci del tempo per essere felici, per essere spensierati, la leggerezza non deve abbandonarci mai, che altro resterebbe allora? Siamo adulti ma essere adulti non significa essere tristi e infelici. Vivete la vostra vita nella leggerezza, anche se dovesse arrivare per qualche istante, godetevi ogni piccolo attimo, è vitale, è gioia liquida.
A chiudere: scrivere in italiano? Ci hai mai pensato?
Me lo stanno chiedendo in tanti e a questo punto penso sia arrivato il momento di pensarci seriamente, perché no…