– di Assunta Urbano –
Uno degli aspetti fondamentali di una pellicola cinematografica è, senza alcun dubbio, la sua colonna sonora. Lo stesso riguarda anche le serie televisive; e i maestri indiscussi nel panorama italiano (e non solo) sono i Mokadelic.
Gomorra – La serie, Sulla mia pelle, Come Dio comanda e Romulus. Queste e molte altre produzioni non avrebbero avuto la stessa risonanza senza il contributo della band romana.
Il gruppo è attivo dal 2000 e vede nella sua formazione Alberto Broccatelli, Cristian Marras, Maurizio Mazzenga, Alessio Mecozzi e Luca Novelli.
Venerdì 8 ottobre è uscito “Würm”, un piccolo estratto del loro nuovo progetto discografico, intitolato “Apocalysm” e disponibile dal prossimo 26 novembre per Blackcandy Produzioni. Il titolo è una parola che nasce proprio dalla mente del collettivo e le è stato attribuito come significato “l’insieme di azioni che stanno portando a un cambiamento globale per mano dell’uomo”.
In attesa di poter ascoltare il disco nella sua interezza, abbiamo fatto qualche domanda a Maurizio Mazzenga, soprattutto riguardo il modus operandi dei Mokadelic.
“Würm” è il nuovo singolo dei Mokadelic. A cosa fa riferimento questa parola e di cosa parla il pezzo?
Il nome è preso da una glaciazione e questo discorso ci traghetta ai giorni contemporanei. Mentre nel passato tali questioni potevano non essere un problema per l’uomo, oggi lo sono. La situazione climatica è al centro di tantissime discussioni attuali. Abbiamo cercato di dare una veste sonora allo scioglimento dei ghiacciai. È stato anche un tentativo di creare un cortocircuito tra la lotta ambientale e ciò che la natura fa costantemente.
È un invito a smettere di essere così egocentrici: è bello parlare delle emozioni umane nelle proprie canzoni, però, è importante uscire fuori, guardare oltre.
Ci troviamo davanti a un brano carico di attualità. Che significa, per voi, che sia proprio la musica a raccontare la nostra realtà?
È vero che gli artisti dovrebbero raccontare la contemporaneità e che ognuno dovrebbe riuscire a trovare la propria chiave. Noi abbiamo provato a farlo in un modo completamente nostro.
Si tratta di un brano della durata di poco meno di otto minuti; non è un prodotto radiofonico. Vogliamo spingere in un’altra dimensione. La nostra maniera di fare musica è questa ed è bello portare anche il tuo pubblico a ragionare diversamente.
Ecco, io sono una grande sostenitrice dei pezzi che durano almeno sette minuti.
Perfetto! [ride ndr]
Invece, che potrebbe fare, dal canto suo, la musica per salvare il mondo?
Questa è una bella domanda! Probabilmente si dovrebbe partire dalle basi dei consumi. Fare musica dovrebbe significare prendere gli strumenti acustici, eliminare gran parte della fisicità e tantissimi materiali superflui, per poi tornare al senso vero di fare arte. Adesso è l’unico metodo che mi viene in mente, ce ne saranno sicuramente altri.
I Mokadelic sono conosciuti dal pubblico di tutto il mondo soprattutto come curatori di colonne sonore, come abbiamo visto in Gomorra – La serie oppure nel film Sulla mia pelle. Parlando proprio del grande schermo, c’è una pellicola dei sogni di cui avresti voluto firmare la soundtrack? E per quale motivo?
Ce ne sono tantissime e non è per nulla semplice sceglierne solo una. Parlando di sogni e ragionando per assurdo, sarebbe stato bellissimo creare le musiche per un film di Stanley Kubrick, per esempio. Per due motivi: prima di tutto perché sono pellicole straordinarie; la seconda ragione si collega al fatto che il regista era un maniaco della musica e la curava nei minimi dettagli. Quindi, ci avrebbe quasi sicuramente cacciato via subito! [ride ndr]
Per creare una colonna sonora, credo i colori siano uno dei punti di partenza. Ad esempio, quando penso a Kubrick mi viene in mente immediatamente il rosso di Shining. Qual è il processo creativo che si cela dietro alla sonorizzazione di immagini?
I colori hanno sicuramente una grande influenza, perché come il tono musicale sono il sottofondo emozionale. Sottofondo non con un’accezione negativa; si parla di qualcosa di sempre presente. Un certo sound e una particolare fotografia denotano il carattere del film.
Molto spesso questa scelta viene fatta e concordata con il regista. È lui che ha l’idea del prodotto in senso globale. Noi abbiamo più o meno sempre uno stesso metodo. Ci capita di leggere prima la sceneggiatura, buttare giù alcuni temi, ampliarli, proporli e capire se la direzione è buona. In seguito, si va più nel dettaglio. È un lavoro e un processo di questo tipo. Il risultato finale dipende, allo stesso tempo, dagli strumenti utilizzati. Il colore e il sound vanno a braccetto.
È molto interessante che il punto di partenza possa essere anche la sceneggiatura.
I cambiamenti vengono in corso d’opera, soprattutto quando iniziamo a visionare le prime scene. Una volta visti il colore e il sapore che hanno le riprese, allora si può prendere una decisione definitiva.
Fare una domanda sul futuro è un tasto dolente di questi tempi, ma ci proviamo comunque. Come saranno i prossimi mesi dei Mokadelic? Ci saranno nuove sorprese?
In realtà, sì. Ci sono alcune novità. La più importante tra tutte è che il nostro nuovo singolo “Würm” anticipa un album, che uscirà il 26 novembre e si chiamerà “Apocalysm”. Non vediamo l’ora di promuovere questo lavoro!