– Manuela Poidomani –
In vista del debut album dal titolo Practice Over Theory, in uscita l’11 dicembre 2020 per Yukka Records, abbiamo intervistato il duo elettropop Nicaragua, composto da Caterina e Yuri. Durante il primo lockdown gli artisti hanno deciso di trasformare la contingenza della quarantena in un flusso di sperimentazione musicale, lavorando sul valore della loro esperienza di vita e unendola a quella musicale: ed ecco che nascono gli otto brani scritti di getto che hanno dato vita a Practice Over Theory.
L’ultimo singolo Hurricane è uno dei manifesti della ricerca musicale del duo: spinte elettroniche, trip di chitarra e un’eleganza magnetica.
Visti i tempi difficili, l’intervista parte su Zoom. Ed eccoli lì, con alle spalle una serie di chitarre di tutti i modelli possibili ed immaginabili.
Ciao ragazzi, come state? Ammetto che non vi conoscevo. Marco di Astarte, l’ufficio stampa, mi ha mandato la vostra cartella stampa e io ho avuto il gran piacere di ascoltare tutto l’album in anteprima. Voi siete Caterina e Yuri, due storie diverse che partono da lontano. Raccontatemela dai! Da dove nasce la rispettiva passione per la musica?
Yuri | Suono da più di vent’anni in una band indie punk rock chiamata Minnie’s ma avevo già da tempo voglia di cimentarmi in qualcosa di diverso e in altre sonorità. Io e Caterina ci siamo conosciuti in occasione dello Skate and Surf Film Festival, che abbiamo organizzato noi insieme a Luca Merli di Onde Nostre, perché ci occupiamo anche di produzione cinematografica. Casualmente quando le ho proposto di iniziare questo “nuovo gioco” insieme è stata subito propositiva. Abbiamo esperienze passate, nell’approccio alla musica, completamente differenti: io ho sempre fatto tutto un percorso underground mentre Cate un po’ più “mainstream”. Practice Over Theory è stato quindi un’unione di influenze e percorsi differenti; è qualcosa di completamente nostro.
Caterina | Sono nata in Giappone perché mia mamma è giapponese, mentre mio papà è italiano. Ho avuto la fortuna di viaggiare molto e ho sempre avuto la passione per la musica. Nasco come corista pop e questa è la mia prima avventura da solista. Yuri mi ha espresso con questo progetto il desiderio di fare un qualcosa che si discostasse da ciò da cui ero abituata: il suo desiderio si è sposato perfettamente con il mio poiché era uguale.
Yuri | Il nostro progetto, Nicaragua, vuole condividere la sua musica con più persone possibili. Ci piacerebbe poter suonare in giro per il mondo spostandoci con un camper ed essere apprezzati da un pubblico che speriamo diventi sempre più vasto. Pensare al lavoro di musicista vero e proprio? Non lo so… Non ha per me questo fascino incondizionato, preferisco produrre bella musica a prescindere, la faccio da vent’anni e continuerò a farla.
Caterina, in Practice Over Theory possiamo trovare le tue origini giapponesi?
Certo, il disco – ma soprattutto la musica che troverete al suo interno – ha un approccio e una filosofia molto più orientale che occidentale. Nello yoga (che pratico da anni) come nel karatè (che Yuri pratica da più di vent’anni) si parla di “praticare” queste discipline, non di studiarle. Si deve “fare”, con il pensiero ovviamente, e non fermarsi solo al “teorizzare”, cosa che è più comune agli occidentali. Vuoi imparare a suonare la chitarra? Fallo e non pensare al come, al prima e al dopo. Noi abbiamo pensato di fare un disco ed ecco a voi Practice Over Theory. Facile no?
In Practice Over Theory ci sono delle collaborazioni con artisti internazionali. Come sono nate?
Caterina | Abbiamo coinvolto alcuni amici che si sono subito prestati a mettere una parte di loro all’interno del disco. Uno di loro è Luke Bullen, batterista di livello internazionale che ha suonato, ad esempio, con Mescaleros, Bryan Ferry e Billy Bragg. Alla nostra richiesta di partecipazione non si è tirato indietro e avendoci già collaborato in passato per me è stato come riportare parte di quel periodo lì nel mio presente, quindi in Practice Over Theory.
Yuri | Per un altro brano abbiamo chiesto la partecipazione di un mio caro amico: Cesare Picco, pianista di improvvisazione attento al panorama indipendente italiano e internazionale. Una persona che nonostante reputi un maestro, date le sue esperienze e la sua bravura, non ha mai smesso di mettersi in gioco. Infine abbiamo ricevuto dal nostro caro amico di Londra Niccolò Antonietti (per altro stretto collaboratore di Mike Patton) un pezzo su cui successivamente abbiamo lavorato. Sia io che Cate nel passato abbiamo avuto altre collaborazioni importanti e tutto ciò è stato formativo in vista di questo nuovo progetto. Ma magari di questo ne parleremo durante la prossima intervista.
Voi siete un duo elettropop super figo, secondo me. Il problema è che in Italia sono pochi i generi che vanno molto: trap, indie e techno. Ebbene, voi nonostante ciò non vi siete snaturati e avete creato un disco come piaceva a voi. Non vi siete neanche posti il problema perché credete ci sia spazio per un genere come il vostro o puntate, soprattutto, a far musica a livello internazionale?
Caterina | Credo sia corretto dire che questo disco sia una riflessione di noi, di un’espressione e di un momento particolare; una stampa del tempo di adesso. Abbiamo scritto i testi di getto senza pensare al “come dovrebbe essere un disco al giorno d’oggi”, ma ci siamo basati sulla spontaneità che ci guidava in quello che stavamo facendo.
Yuri | Ci piace pensare che sia internazionale e sicuramente dei connotati di internazionalità li ha. Ovvio che se avessimo fatto dei discorsi incentrati sul marketing o sulla commercialità del prodotto artistico, avremmo dovuto considerare strade diverse. Ma come dice anche il titolo Practice Over Theory: abbiamo suonato, scritto dei brani e solo alla fine abbiamo capito la direzione che stavamo prendendo.
Spulciando il vostro profilo Instagram si nota subito la vostra particolarità di essere artisti anticonvenzionali e questa è una caratteristica che spicca molto. Per pubblicizzare Your Shoes ad esempio avete fatto una foto a delle vecchie scarpe con una scritta sopra e da fuori sembra quasi che non ci sia attenzione al dettaglio. È una strategia di comunicazione anche questa?
Yuri | Tu parli di strategia e ci fa piacere che utilizzi questo termine ma onestamente non c’è né alcuna. A differenza dei nostri progetti passati abbiamo cercato di ragionare secondo l’istintività. Ti spiego come è andata quando abbiamo creato quel post: “Cate guarda quel paio di scarpe!”. Tac. Foto. L’immediatezza della cosa è diventata il nostro modo di approcciarci (e di fare comunicazione, forse), ma senza premeditazione, anche per non crearci aspettative, soprattutto quando in questo preciso momento storico è tutto un forse. Adesso stiamo cercando di studiare e raffinare un po’ tutto quanto. Tra qualche giorno uscirà il video – molto figo – del brano uscito venerdì scorso: Hurricane. Mi raccomando, appena esce andate a vederlo!
Parlando proprio di Hurricane quindi, come lo descrivereste in maniera accattivante per convincere i nostri lettori ad ascoltarlo?
Caterina e Yuri | Be’, facile: cantautorale, trap e sicuramente techno. Andate tutti ad ascoltarlo, così giusto? No, a parte gli scherzi, possiamo definirlo come quello più elettronico e pop del disco. Hurricane vuol dire uragano; è quindi a tratti allegro e spensierato, ma subito dopo diventa cupo. “Quel momento in cui un uragano ti sta facendo volare via, il vento arriva da ogni direzione, confonde, ti intimidisce, ma sai che questo è il posto dove vuoi stare, e rimani lì vicino all’occhio dell’uragano”. Quindi c’è qualcosa di misterioso, perché siamo nell’occhio del ciclone, ma al tempo stesso c’è allegria, perché siamo convinti e felici di esserci.
Ogni brano che ho ascoltato in Practice Over Theory ha appunto un mood diverso. Ad esempio See You at the Beach ha un sound che mi ha ricordato il Sud America (correggetemi se sbaglio), Belong ha qualcosa di più poetico e malinconico. Per ogni brano quindi vi ispirate al qui ed ora o a dei momenti particolari della vita?
Caterina e Yuri | See You at the Beach effettivamente è un pezzo che per come è fatto ricorda il mondo latino americano e questo lo rende un brano spensierato. Vuole essere ironico ma al tempo stesso molto dolce. Parla del lockdown, del fatto che tutti pensavamo: “Ok, bella, siamo chiusi in casa, andrà tutto bene, cantiamo dal balcone, ma alla fine speriamo di rivederci in spiaggia”.
I vari mood che ci sono all’interno del disco rispecchiano il turbinio di sensazioni che abbiamo provato durante la quarantena. È una fotografia di quelle sensazioni così diverse e contrastanti. Ogni pezzo è un quadretto di sentimenti o pensieri che ci sono passati per la testa in quel periodo.
Quindi possiamo dire che per voi il lockdown è stato un momento di pura creatività artistica?
Creatività ma anche duro lavoro. È come se avessimo messo il parquet in casa.
La vostra regola per sopravvivere al 2020 è stata scrivere un album. Quale consiglio invece date ai nostri lettori per affrontare la fine del 2020 ed iniziare soprattutto il tanto atteso nuovo anno?
Caterina e Yuri | Sicuramente ascoltare il nostro disco! (ridono, ndr). Ad oggi c’è una sensazione che è quella della stasi: aspettiamo che si smuova qualcosa per fare. Noi abbiamo deciso di fare comunque e nonostante sia una situazione parecchio strana abbiamo deciso di fare uscire il disco. Bisogna cercare di cogliere questo momento e di raccontarlo tramite l’arte. Practice Over Theory: è proprio questo il nostro consiglio. Non lasciamo che si creino altre ferite ma cerchiamo di curare quelle che già esistono.