– di Riccardo De Stefano –
È apparsa ieri sera, 19 settembre, in tranquillo sabato trasteverino, una enigmatica scritta proiettata sui muri di Piazza Trilussa, storico polo di aggregazione per la gioventù romana anche in questi tempi di COVID-19.
“Non è colpa mia“: la frase era già apparsa in diversi punti a Milano, piazzata su muri e cartelloni pubblicitari e – ovviamente – non rivendicata.
Adesso, spunta anche nella Capitale con una presenza tale da non farla apparire una mera trovata locale, ma bensì un’operazione di guerrilla marketing (cioè quel marketing non convenzionale e – diciamo – alternativo)
Sapendo delle strategie di comunicazione di questi anni, è lecito pensare a qualche promozione in atto da parte di qualcuno che… beh, se lo può permettere, molto semplicemente.
Seppure l’ombra di Netflix non è da prendere sottogamba, l’idea ricorda – almeno a me – l’operazione di comunicazione fatta un anno fa da Coez per l’uscita del suo (all’epoca) nuovo album “È sempre bello”. Anche in quel caso, infatti, le varie città si erano ritrovate con cartelloni non immediatamente riconducibili all’artista – anzi nel caso specifico sembrava più una pubblicità di Fast Food – per poi rivelare l’identità dell’operazione poco dopo.
La scommessa, piuttosto facile da fare, è che si tratti del lancio di qualche nuovo disco, o forse di un nuovo singolo data la fugacità del long playing.
E l’operazione è molto più vicina al linguaggio di qualche autore pop che, per dire, di un rapper/trapper. Ecco che la rosa dei nomi diminuisce: che sia l’annuncio di qualcuno del mondo indie pop/itpop? lo stesso linguaggio – una sorta di scusa pubblica, impensabile per i trapper bulletti di oggi – sembra più vicina al tono dimesso di un artista pop, ma dall’animo cantautorale.
Gli indizi sembrano andare in questa direzione. Toccherà aspettare e capire chi – o cosa – c’è dietro.
Però è almeno interessante constatare come le città stiano tornando a sorprenderci, dopo il periodo di blocco coatto in casa, che ce le avevano fatte sembrare così lontane e deserte. Speriamo che appena oltre questa coltre di fumo ci sia anche un po’ di arrosto.