Come un’amica fidata la musica accompagna spesso pensieri, parole o versi vestendole come un bell’abito. Roberta Serrati ha da sempre coltivato questo sogno di “vestire” i suoi testi e le parole da lei composte con la musica, un “passaggio” quasi naturale poiché è la forma d’arte che insieme al teatro ha caratterizzato la sua vita.
Da qui la decisione di intraprendere da qualche anno il percorso di cantautrice; con i suoi brani si è aggiudicata la finale in diversi concorsi, come “Una voce per il Sud” (Presidente di Giuria il Maestro Fio Zanotti), il “Festival di Avezzano” (Presidente di Giuria il Maestro Pinuccio Pirazzoli) ed ancora nel 2016 la semifinale del “Premio Lunezia”, festival che promuove la valorizzazione musicale-letteraria delle canzoni italiane.
Il momento giusto è quindi arrivato e Roberta ha maturato la decisione di realizzare il suo primo album che è uscito venerdì 11 Gennaio in anteprima intitolato “Forse un cane, forse un figlio”, (Recorded and Published by Round 35).
Il primo singolo estratto è “Sulla punta della lingua”.

Cover del primo singolo “Sulla punta della lingua”
Origini metà abruzzesi e metà salentine, due territori molto diversi ma fusi nel dna di Roberta, che esprime la forza della roccia e la solarità movimentata del mare, nonché un talento indiscusso.
Fu la mamma a farle intraprendere fin da piccola gli studi di musica al pianoforte, e l’insegnate a farle scoprire l’espressività del canto, anche lirico. Per seguire la passione del canto e della recitazione decide di spostarsi al nord, dapprima a Torino dove ha frequentato la Gipsy Musical Academy ed in seguito a Milano, diplomandosi nel 2012 alla SDM – “La Scuola del Musical” fondata da Saverio Marconi, portando in scena “Fame” al Teatro Nuovo nelle vesti di Serena Katz.
Continua con passione e successo il percorso teatrale, esibendosi nello spettacolo “On Broadway” al teatro Carignano e al teatro Colosseo di Torino, e successivamente interpreta il ruolo di Giulietta nello spettacolo “Romeo e Giulietta on the water”.
Nel 2012 viene scelta per interpretare la parte di Maria in “West Side Story Expression“, con la regia di Giacomo Agosti, in scena all’Accademia delle Belle Arti di Brera; nel 2013/2014 è in scena al Teatro San Babila di Milano e a Genova nelle vesti di Diana, in “Orfeo all’inferno”, con la regia di Andrea Binetti. Fin dalla prima edizione, con il ruolo della Regina Amita, fa parte del cast di “Siddhartha il musical“, spettacolo che oltre al bellissimo tour programmato in Italia, approda poi all’Edinburgh Fringe Festival nel 2014, nel 2015 a Les Follies Bergier di Parigi e nel 2017 al Deutsches Theater di Monaco di Baviera.
Adesso però tocca alla musica e alle capacità canore saper tirar fuori il lato “melodico” di Roberta, con la sorpresa di scoprire attraverso i testi delle sue canzoni anche il lato più intimo e personale di un’artista che ha tanto da dire di sé e del suo talento!
Il tuo nuovo album “Forse un cane, forse un figlio” come lo definiresti?
Lo definirei un salto in mezzo al vuoto!! Imprevedibile, irriverente, viscerale, ironico. La leggerezza non è superficialità e nella vita è tutto.. Stare dentro le cose, ma senza prenderle troppo sul serio.
Chi ti ha ispirato e quando hai deciso di avvicinarti al mondo della musica?
Non credo si possano decidere certe cose… o meglio, accadono! Forse possiamo decidere solo se darci l’opportunità di ascoltarle, di viverle fino in fondo, di rischiare, di essere tutto ciò che siamo.
Ciò che mi ispira è la Bellezza, il mistero, l’assurdità di ogni istante. Tutto può succedere e gli opposti non esistono. La realtà è una sintesi di ciò che appare inconciliabile. Accogliere questo miracolo inspiegabile è la più grande sfida.
Il tuo rapporto con i social e il web?
Sono l’anti-tecnologia… O meglio mi piacciono di più gli occhi delle persone, guardarle, toccarle, osservarle, avere uno scambio reale e reciproco con loro. Ma bisogna trovare un compromesso, stare al passo con i tempi, senza però perdere le nostre priorità e la nostra identità essenziale.
Tra le tue passioni anche il teatro, raccontaci come si può coniugare teatro e musica.
In realtà tutto è teatro, perché tutto è vita. Cantare è parlare, sono la stessa identica cosa. Due azioni che si fanno portavoce di un’intenzione comunicativa. Per questo cercare, per quanto possibile, la propria verità è fondamentale per essere onesti anche con chi ascolta. Tutto passa attraverso il nostro corpo, le parole si incarnano in noi ed hanno forza solo se sono vere, “belle” o “brutte” che siano!
Quali sono i temi affrontati nelle tue canzoni e quale messaggio vorresti portare al pubblico?
Il messaggio è andare oltre la paura. Continuare sempre a cercare, restare aperti e prendersi cura di ciò che sentiamo. Dare dignità a ciò che sentiamo significa poterlo riconoscere e, se necessario, trasformarlo. In questo EP si attraversano tante dimensioni, dal dolore, dalla rabbia, alla voglia di ricominciare, all’ironia e all’entusiasmo di vivere pienamente e di amare.