– di Giacomo Daneluzzo –
Premessa dell’autore
So Beast è il nome del progetto artistico di Katarina Poklepovic e Michele Quadri, musicistз, compositorз e beatmaker di grande talento di stanza nel bolognese (ma di provenienze miste) che si sono fattз notare per una serie di attività: dalla radio art all’improvvisazione libera, dalla sperimentazione all’arte multimediale, con alle spalle tour europei e balcanici.
Natз artisticamente nel 2015, nel circuito del centro sociale XM24 di Bologna, il duo nel 2016 pubblica l’album d’esordio Kira, seguito nel 2019 da Fit Unformal e dall’EP Superblack. Dopo una serie di singoli, nel 2023 è la volta del terzo album Brilla, uscito per Needn’t, La Tempesta e BlauBlau, cui fa seguito poco dopo il remix EP Brillas.
Il progetto artistico di Katarina e Michele, di respiro internazionale, è assolutamente unico e riconoscibile. In occasione di quest’ultima release ho fatto loro qualche domanda per farmi raccontare il loro percorso e la loro visione artistica.
Brilla era un prodotto molto particolare dal punto di vista sia lirico che sonoro; farne Brillas, remix album in cui 8 delle 11 tracce originali trovano una “nuova veste”, è una scelta interessante. Ho pensato che, contrariamente a ciò che accade solitamente con i remix album, questa versione sia quasi più fruibile, più accessibile dell’originale. Siete d’accordo? E a che pubblico è rivolto Brillas, rispetto a Brilla?
Sicuramente il nostro linguaggio musicale è stato semplificato da chi ha fatto i remix, magari concentrandosi solo su alcuni elementi di un brano. La nostra idea non era di arrivare a un risultato più fruibile, ma di scoprire cosa sarebbe successo dando libertà totale alle mani di questз artistз, che stimiamo molto. Brillas è rivolto allo stesso pubblico di Brilla, quelle persone che nella musica cercano un confronto, oltre all’intrattenimento.
Brillas è anche per portare Brilla nella dimensione club: facendo anche noi remix e DJ set è un aspetto che ultimamente c’interessa molto.
Avete già lavorato con Fight Pausa per Brilla, ma le altre collaborazioni presenti in Brillas, elemento centrale del progetto, come sono nate? Che cosa pensate che aggiunga, o modifichi, ogni musicista coinvoltə, rispetto ai lavori originali?
Con ogni remixer abbiamo un legame speciale e una stima reciproca. Abbiamo lasciato ognunə liberə di lavorare sul brano che preferiva, dando carta bianca sul risultato finale.
Ognunə è statə sceltə per un motivo particolare, che aggiungesse qualcosa alla diversità di Brillas. Ad esempio Aiko, cioè Mo Chan (“Magic Hills”), DJ/VJ e attivista giapponese di stanza a Berlino, è riuscita a rendere la forza e tenerezza di questo “inno ribelle” (come l’ha definito lei) mettendoci la sua lotta contro l’oppressione, creando così la sua versione bedroom pop.
All’attivo avete tre album e un EP, oltre a vari singoli, e trovo che negli anni ci sia stata una certa crescita, una consapevolezza musicale progressivamente maggiore. Che percorso c’è stato? Che cos’è cambiato nel vostro approccio alla scrittura e alla composizione?
Il nostro linguaggio è in continua espansione e fonda la propria complessità nel lungo periodo in cui ci occupavamo quasi esclusivamente di improvvisazione e ricerca sonora.
Gli album precedenti sono stati scritti suonando, anche live, per poi essere registrati fissando quelle strutture che si erano delineate nel tempo. Con Brilla il lavoro è stato diverso: i brani dell’album sono stati composti interamente in studio e forse per questo risulta più compiuto.
Una cosa che mi piace del vostro progetto è che non è facilmente definibile, a livello musicale. Quello che fate è del tutto sui generis, di un genere a sé stante. Dove vi collochereste o come vi definireste dovendo etichettarvi? Quali sono le vostre influenze principali, che cosa ascoltate?
Noi siamo musicistз e producer contemporaneз che operano al di fuori dei generi. Quando creiamo cerchiamo di seguire una coerenza emotiva e artistica che, di conseguenza, ci può portare ad avvicinarci o allontanarci da diversi generi particolari. Per dare un’idea a chi non ci ha mai sentito potremmo dire che spaziamo tra avanguardia, hyperpop, hip hop, elettronica, rock, weird pop e musica sperimentale, con un richiamo tribale e nu-jazzy.
Abbiamo ascolti diversi per varie ragioni, dal lavorativo al personale, e vanno dalle cose più sinistre e underground al pop più seguito, dai giorni nostri fino a sessanta o settanta anni fa. E anche le influenze sono molto vaste e varie: da Slauson Malone ad Ice Spice e oltre…
Vorrei farvi una domanda sui vostri testi, scritti in una sorta di “miscuglio linguistico”, scelta molto interessante: a che cos’è dovuta, che tipo di riflessione c’è dietro? E come nascono questi testi?
Abbiamo background linguistici e culturali misti: Katarina è croata e Michele ha origini congolesi. Crescendo abbiamo entrambз dovuto ascoltare e parlare diverse lingue, tutte in qualche modo “nostre”, e questo si riflette nel nostro modo di scrivere e interpretare i testi delle nostre canzoni. Scriviamo sempre influenzatз dal mondo esteriore e da quello interiore.
E una domanda legata alla precedente: quanto sono importanti i testi nell’economia dei vostri brani? Che ruolo hanno – o vorreste che avessero – i testi all’interno del vostro lavoro?
I testi sono molto importanti per rendere esplicito il contesto emotivo, poetico e anche politico della nostra musica.
“SHINE” è un brano semistrumentale, con pochissimo testo, il brano più “tranquillo”, più melodico, di Brilla; perché avete scelto proprio “SHINE” per portare il nome – tradotto – del disco? E come mai, invece, è stato escluso da Brillas?
Per creare “SHINE” siamo tornatз all’approccio impro che avevamo agli inizi, scrivendo il pezzo suonandolo. È una vibe, la faccia del cane che prende il sole in quella striscia di stanza attraversata da un raggio. Quindi è confortevole, calorosa, e anche con quella epica della vita quotidiana, con una punta di malinconia. Dal vivo è l’intro del concerto.
Non è in Brillas semplicemente perché chi ha fatto i remix ha scelto altri brani.
Nella cover di Brillas i “raggi” coprono molto di più la scritta “Brilla” e sono evidenziati, anzi, mi sono accorto dopo un sacco di tempo che l’immagine di partenza fosse la stessa. Che cosa significa?
Diciamo che anche la copertina è un remix della bellissima copertina originale, realizzata da Bureau Mia. Per crearla abbiamo utilizzato dei disegni ricalcati a mano della copertina originale. Un po’ come è successo per i nostri brani, ridisegnando la grafica – con le nostre mani – le abbiamo dato una luce diversa.
L’anno scorso, insieme al singolo “AIR”, estratto da Brilla, avete pubblicato una cover molto bella e molto personale di “Quando nasce un amore” di Anna Oxa. Vorrei chiedervi, prima di chiudere l’intervista, com’è stato lavorare a un brano già esistente e di un genere molto diverso dal vostro e perché avete deciso di non inserire la cover in Brilla.
Quel brano è nato dalla collaborazione con Marco Rambaldi per la Milano Fashion Week 2022, con il quale abbiamo lavorato varie volte, reinterpretando brani iconici come questo di Anna Oxa. Per quella stagione, in particolare, abbiamo creato la soundtrack per la sfilata Nuova Poetica Post Romantica, in cui abbiamo riarrangiato alcuni pezzi di Brilla quando l’album non era ancora uscito.
Lavorare sul brano è stato divertente, perché avevamo la libertà di esprimerci a modo nostro, seguendo il moodbook di Marco.
Non era la prima volta: con loro abbiamo fatto anche “Sei bellissima” di Loredana Bertè (solo live), “Total Eclipse of the Heart” di Bonnie Tyler e un’altra che non è ancora uscita…
Niente di tutto ciò è nel disco perché si tratta di un progetto a parte, molto specifico.
Da quello che ho sentito e letto i vostri live sembrano essere momenti molto particolari (e molto divertenti): che cosa cercate di portare nelle vostre performance? Che cosa possiamo aspettarci dalla resa live di questa doppia release?
Da sempre i live sono il nostro punto di forza. Nel nostro linguaggio artistico il momento performativo della nostra musica è fondamentale. Gli elementi che senti nel disco sono riproposti combinandoli in modo da essere agilmente suonabili live, senza playback o basi pre-registrate, per creare una performance musicale il più possible viva e diretta. Ad esempio anche quando entrambз suoniamo le percussioni le sequenze ritmiche e melodiche sono state programmate in modo da poter creare un dialogo con quello che stiamo suonando, con elementi di casualità controllata che rendano il tutto più organico.
Nel nostro ultimo concerto al Locomotiv Club di Bologna abbiamo proposto live una versione di “Walkhigh” con Laura Agnusdei al sax baritono e Giulio Stermieri al synth base, fondendo gli elementi che hanno introdotto nel loro rework con il nostro arrangiamento live del brano.