SVD, giovanissima artista romana, ha presentato il 17 febbraio il singolo “HONDA”, disponibile per Capitol Records/Universal Music Italia.
– di Martina Rossato –
Anche in questo brano, SVD si diverte a spaziare tra i generi, raccontando la paura di accontentarsi, il tentativo di amare nonostante le difficoltà e la continua ricerca di approvazione. “Honda” arriva dritta al cuore dell’ascoltatore, raccontando con sincerità le fragilità di tutti i giorni.
SVD è un progetto che nasce con l’idea di non porsi limiti, perché tutti devono essere liberi di immedesimarsi nelle sue canzoni.
Comincerei con un riferimento a “HONDA”, brano che parla della paura di accontentarsi e della continua ricerca di approvazione. Qual è il tuo modo di reagire quando ti senti trascinata da queste sensazioni?
Il mio modo di reagire? Semplicemente le affronto. Certo, così “semplice” non è, naturalmente, ma “Honda” stessa è una conseguenza delle mie reazioni, forse anche la più genuina. Scrivere questo testo mi ha aiutata a trovare le giuste parole, il coraggio che mi serviva finalmente a trovare il confronto.
“HONDA” nasce come reazione a un momento di particolare sconforto?
Più che sconforto è stato un momento di riflessione il quale non solo si è rivelato curativo per la mia relazione, ma si è anche argomento da portare sotto forma di musica. La mia musica curativa. Mi ha fatto crescere.
Una delle caratteristiche della tua musica è lo spaziare moltissimo tra i generi. Quali sono le tue influenze?
Con la mia musica cerco sempre di non pormi limiti, che sia il mio nome “SVD” o che siano i miei testi. Non mi piace darmi del femminile o del maschile perché sono dell’idea che dal momento in cui la mia arte esce dalle casse o dalle cuffie non è più mia, è vostra. Chi sono io per limitarvi l’ascolto? Per limitare il vostro canto? Tutti devono essere liberi di potersi ritrovare nelle mie parole. Non esistono generi, per me, in qualsiasi ambito. Per questo è sempre stato difficile immedesimarmi in altri artisti o avere influenze… Forse il mio compito è diventare la mia stessa influenza.
E come hai scritto questo brano?
“Honda” è uno dei tanti testi scritti di getto, di cuore. Così spontaneo da nascere senza strumentale. Scrivere nel silenzio è il mio marchio di fabbrica. Molti pensano che sia più facile muoversi su determinati ritmi, per me invece quando il cuore parla e la mente elabora non c’è bisogno di ulteriori strumenti. I suoni arrivano solo dopo che la mia anima ha già cantato.
Come sono nate le collaborazioni di “HONDA” e come avete lavorato al pezzo?
“Honda” è un brano che ho cominciato a lavorare a Milano, la mia nuova “casa”, con la collaborazione di Marco paganelli che, insieme a Riccardo Zanotti ha lavorato ai miei ultimi tre singoli: “Mina e Celentano”, “Libertà di Parola” e “Martina”. Con il singolo “Martina” seguita sempre dal mio team Laprodigy & Tuttomoltobenegrazie, sono riuscita ad entrare nei radar del maestro Canova. Michele, curioso di sentire cosa c’era in cantiere, si è gasato subito sulle note di “Honda”. Non ci ho pensato un secondo a rispondere quando ha chiesto se potevamo chiuderla insieme. Ora il mio nuovo singolo è tutto vostro.
È appena finito Sanremo e una delle questioni più discusse è il fatto che nessuna donna è arrivata sul podio. Qual è la situazione della musica italiana dal tuo punto di vista?
Ammetto di ascoltare principalmente musica estera quindi non me la sento di dare un giudizio personale. Mi ha fatto piacere però rivedere i Big della musica italiana di nuovo sul palco della città dei fiori. Sulla classifica nulla da aggiungere se non che essere giudicati non è mai facile.
Che consigli daresti a un giovane artista che si affaccia al mondo della musica?
Quello che mi sento di consigliare è di impegnarsi al massimo, essere professionali e audaci perché a volte anche la fortuna ci premia. Io ancora ho tanta strada da fare ma non c’è cosa più bella che poter dire: questo è il mio lavoro.