– di Riccardo Magni –
“My name is Black Snake Moan, from Rome”… Ed il pubblico che non lo conosceva prima, specie quello italiano, si guarda in faccia sorpreso.
Deve essere successo già più di qualche volta a giudicare dal sorriso che Marco Contestabile, di Roma, non riesce a trattenere quando gli riporto la reazione del pubblico dello Sziget, che sabato 10 agosto lo ha visto suonare sul Lightstage.
Perché Black Snake Moan a guardarlo sembra uscito da un western spiritualista e ad ascoltarlo, ci si riempie di un blues psichedelico che ha qualcosa in se di ancestrale. Ed è strano, una volta posata la chitarra e spenti gli amplificatori, sentire che parla italiano.
C’è una certa disabitudine del pubblico italiano, anche di chi per gusti ed attitudine può apprezzare una proposta come quella di Black Snake Moan, a pensare che possa trovarla “in casa”.
È esattamente così, quando suono in Italia capita spesso che mi scambino per americano o inglese. Suonare qua (allo Sziget, in questo particolarissimo contesto del Lightstage, un’oasi “nostrana” nel macro contesto internazionalissimo del festival, ndc.) è ancora più strano, spiazza anche me la reazione del pubblico. Ma comunque è una figata, sono molto contento.
Quel che è certo, è che sei lontano da una certa scena musicale, ciò che siamo abituati a sentire ed identificare come musica di tendenza attualmente in Italia, a Roma specialmente.
Credo dipenda dal mio stile, identifica un’altra dimensione di approccio alla musica.
Non a caso hai avuto già esperienze internazionali. Come inquadri questa dello Sziget? Ci eri mai stato da spettatore?
Conoscevo il Festival ma da lontano, è stata la mia prima volta allo Sziget ed anche la prima a Budapest. Un’esperienza bellissima, ho suonato in altri festival europei, questo è stato molto particolare per me, ho visto una reazione del pubblico particolarmente intensa e percepito una bella energia. Credo che con il mio genere di proposta internazionale si sposi molto di più di quanto faccia la realtà italiana, anche se cerchiamo comunque di ritagliarci un posticino in Italia per chi adotta questo stile.
Per l’appunto, la reazione del pubblico italiano del Lightstage è stata buona, ma anche di quello internazionale…
Si e mi ha colpito in maniera positiva perché ho sentito la sorpresa, nell’approccio, dalle prime note. Probabilmente come dicevamo, ci si aspettava tutt’altra cosa. Siamo comunque sul Lightstage, palco “italiano”, sentire queste sonorità è insolito. È stata una bella cosa.
Credo siano proprio queste le situazioni ideali per un artista italiano che ha un’espressione molto internazionale nel proprio prodotto. Non dico che me lo aspettavo, ma è sempre piacevole e sempre una bella sorpresa constatare questa sfumatura, questa reazione, e questo contesto permette proprio ad artisti italiani che possono non trovare una grande risposta al loro prodotto in Italia, di venire qui, suonare e trasmettere una nuova energia, una nuova visione di ciò che accade in Italia, dove ci sono anche tante cose diverse. Quindi per me è confortante trovarmi in una situazione così, ricca di contenuti ed artisti, è bello vedere la mescolanza di pubblico italiano ed internazionale, è molto stimolante.
E tu porti la tua proposta particolarissima, di one man band che partendo da influenze ed ispirazioni solide, porta la sua sperimentazione a creare un amalgama di sonorità ricca, variegata ed innegabilmente affascinante. Qual è stato il punto di partenza? Quale necessità ti ha spinto in questa direzione?
Black Snake Moan è un progetto attivo da due anni, nasce da una canzone di Blind Lemon Jefferson, uno dei primi bluesman, che nelle sue liriche parlava di sogni e di tutto ciò che riguardava il mondo dell’onirico. E nasce per un’esigenza, ho scelto di crearlo per rispondere alla necessità di intraprendere un percorso solista che fosse per me unico e stimolante, con la possibilità di poter suonare più strumenti contemporaneamente mantenendo un’identità solista ma allo stesso tempo, dare l’idea della band. Inoltre mi piace molto l’attitudine minimale, rappresentare tutto in una sola persona, un solo artista, sia dinamicamente che musicalmente parlando. Necessitavo di fare questo percorso e sono contento, perché si sta rivelando, anche con mia sorpresa, un bellissimo percorso, sto crescendo molto e sono contento di continuare con questa “formazione” almeno per ora.
Attitudine minimale nella formazione, ma non nella varietà di suoni che al contrario, è molto ricca.
Grazie del complimento. Nasco dal blues, ma successivamente ho cercato di esprimere tutti gli stili che mi rappresentavano fino ad arrivare a questo misto tra blues e psichedelia che rappresenta anche me stesso, suono quello che sono e mi va bene così.
Prossimamente sentiremo ancora parlare di Black Snake Moan, ma soprattutto, lo sentiremo ancora suonare. E farà le cose in grande.
Chiuso il tour estivo, siamo alle ultime date, a settembre uscirà il primo singolo dal nuovo album, previsto pochi mesi dopo. Man mano rivelerò ulteriori dettagli. Uscirò per La Tempesta con Teen Sound records e Misty Lane Music, che rappresentano un po’ la mia attitudine, il mio stile. Ho un nuovo pressoffice, Astarte, ed un nuovo booking, BPM Concerti. Si sta sviluppando una nuova squadra che lavorerà con me e sono contento ed onorato di intraprendere questo nuovo percorso, perché questo sarà il vero primo album, il precedente la considero più una prima esperienza che identifico come demo, quindi sta di fatto partendo un nuovo percorso che spero si possa rivelare sempre più interessante.