– di Michela Moramarco –
t vernice è una delle promesse dell’it-pop emergente: ha da poco pubblicato il suo album bestof2020 che non a caso segue una gradevole sfilza di singoli. Ne abbiamo parlato con l’artista.
I tuoi brani strizzano l’occhio ad una certa attitudine lo-fi e ad un approccio Mac De Marco. Credi che questa sia una caratteristica tua, personale, o un approccio musicale complessivamente condiviso?
Sicuramente Mac Demarco è stato un fenomeno di larga scala che è arrivato da tutte le parti, tanto da influenzare molto quegli artisti a cui piace sporcare la canzone d’autore con il lo-fi. Ho seguito molto Mac sin dagli inizi ma direi che lui ha interpretato molto bene (arrivando ad un grandissimo pubblico) un sound “neopsichedelico-lo-fi” che c’era già a inizio duemila. Io credo che nessun musicista, soprattutto in questi anni, possa creare un “genere”, ammesso che abbia ancora senso parlare di generi, in solitudine. Tutti prendiamo, campioniamo, impariamo da quello che c’è stato prima o dalla scena contemporanea. C’è chi lo fa meglio e chi peggio.
Con quali artisti emergenti italiani ti piacerebbe collaborare?
Questa domanda è molto difficile perché non riesco a definire bene il concetto di “artista emergente”. Comunque la butto lì, a/lpaca che ho sentito a Torino e che sono molto forti, e che probabilmente non sono poi così emergenti.
Ma qual è il significato del tuo nome t vernice?
Semplicemente un toscano ubriaco mi ha chiamato così per sbaglio al bancone di un bar nel periodo in cui stavo cercando un nome per il progetto, quindi, è caduto dal cielo e l’ho tenuto.
Perché nel tuo immaginario musicale è scritto tutto in minuscolo?
Perché in generale canto piano e non urlo mai.
Se fossi un cocktail, quale saresti?
Pastis con la giusta dose di acqua tutta la vita!
Credi che questo 2022 sia un anno buono per la musica italiana?
Secondo me saremo pieni di anni buoni e felici per la musica italiana finché riusciremo a guardare quello che succede attorno a noi (tantissimo) e a farlo nostro senza inquadrare per forza tutto dentro generi, mood, immaginari, etichette, sindromi da “wannabe”, e quelle insopportabili frasi tipo:
“è un *inserire mac demarco di turno* che non ce l’ha fatta”
Penso che la musica sia anche e soprattutto ricerca, “non farcela” mentre si prova a fare qualcosa di bello.