– di Giacomo Daneluzzo –
Voodoo Kid, al secolo Marianna Pluda, ha pubblicato il suo primo album ufficiale, uscito oggi per Carosello Records, dal titolo amor, requiem. Al disco ha partecipato una squadra di produttori d’eccezione: Renzo Stone, 2nd Roof, Mamakass, Dario Bass ed Emanuele Triglia; la copertina è realizzata da Corrado Grilli, noto come Mecna, cantautore, rapper e grafico. Abbiamo intervistato Voodoo Kid per parlare del suo progetto, del disco e di molto altro.
Milano, mercoledì 18 novembre: non ho dormito per via dell’insonnia, ma stamattina ho finalmente l’intervista con Voodoo Kid. Da quando ha pubblicato il suo primo singolo, l’anno scorso, non mi sono perso niente di questo progetto, per la spiazzante sincerità e forza comunicativa dei suoi testi, per i mood chiaroscuri che è capace di trasmettere con le canzoni; per questo non vedevo l’ora di ascoltare amor, requiem. Dopo averlo sentito in anteprima erano tante le domande che avevo da fare all’autrice. Giuseppe di Carosello Records mi manda un link per collegarmi alla riunione di Meet, piattaforma su cui si svolge l’intervista, in questi tempi di COVID-19. È il momento. Marianna si collega; ci salutiamo, ci presentiamo, e inizia l’intervista vera e propria.
Ciao Marianna, o Voodoo Kid – come preferisci?
Be’, dipende da con chi delle due vuoi parlare.
Non saprei… Il tuo disco esce dopodomani, come va, come ti senti? Sei emozionata?
Mi sento bene. Sono emozionata, anche perché è il primo – spero – di una lunga serie; quindi sì, sono piuttosto emozionata.
Il titolo, amor, requiem, è un titolo dirompente: requies è una parola latina che indica il riposo, la quiete, ma anche la preghiera cristiana per una persona morta. Sembra essere una profonda presa di coscienza della fine di qualcosa, in questo caso del sentimento dell’amore, di una relazione. Che cosa rappresenta, all’interno di questo tema, il concetto di “fine”, a cui è dedicato il tuo requiem?
Non c’è molto altro, hai già detto tutto! (ride, ndr) È tutto molto azzeccato, ma se dovessi aggiungere qualcosa direi che quest’album rappresenta il momento in cui siamo pronti a fermarci, a guardare il percorso che abbiamo fatto, e ci sentiamo in grado di lasciar andare tutto quello che è successo, per poterci girare ancora e andare verso qualcosa di nuovo. Il titolo viene da qui, sono due parole forti e che si contrastano, tra cui c’è un forte dualismo. L’amore rappresenta la vita, i suoi momenti belli ma anche quelli brutti, mentre il requiem è la morte, che però paradossalmente è un avvenimento che non esclude la vita, ma che anzi ci rende immortali: la morte delle persone rafforza il ricordo che ne si ha; allo stesso modo la morte del sentimento rafforza e dà significato al ricordo di una persona e di quello che si ha vissuto insieme.
Mi piace il fatto che tu abbia uno sguardo piuttosto fuori dal comune sull’idea della fine di una relazione: di solito è associata a qualcosa di molto negativo, traumatico, mentre mi sembra che il tuo sguardo sia molto lucido e consapevole delle sfumature.
In una canzone dei Baustelle che mi piace tantissimo, L’aeroplano, Rachele canta questa frase: “Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà, la verità se ne sta sulle stelle più lontane”. È vero, lo vediamo anche quando chiediamo ai nonni: “Com’era il periodo della guerra?” e ci rispondono: “Ah, bei tempi, quelli”. Ma come? C’era la guerra, come fai a dire che erano bei tempi? È perché è il ricordo di un tempo passato, anch’io ricordo soprattutto i momenti belli che ho vissuto con una persona, pur ricordando anche quelli più spiacevoli. Per questo amor, requiem è un “loop infinito”: può rappresentare una qualsiasi relazione, però magari ascoltando l’album una canzone ti ricorda una specifica persona, un’altra te ne ricorda un’altra. Ma sempre di amore si parla.
Hai parlato di un dualismo tra l’amore e la morte, un binomio che rappresenta uno dei più longevi topoi letterari dell’Occidente, dalla mitologia greca a Freud, da Shakespeare a Leopardi. Sei stata influenzata, in fase di scrittura, da qualcosa in particolare di tutto il materiale legato a questo tema?
Ho fatto un liceo linguistico-scientifico, studiando letteratura in lingue diverse. Già dalle medie sapevo che cosa avrei voluto studiare e i nomi che hai citato fanno parte di un background che mi aiuta a scrivere continuamente, in modo quasi inconscio. Ha influenzato il mio percorso di scrittura anche in quest’album. Dante è “il” Poeta, per me, il numero uno: sono super fan della Divina Commedia e quando l’ho studiata al liceo ho voluto leggerla tutta, con fatica. Avevo chiesto al mio insegnante se potessi leggere anche i canti che non avremmo fatto in classe e chiedergli dei chiarimenti e mi aveva detto di sì, quindi l’ho fatto. Ho anche portato l’ultimo canto del Paradiso alla tesina del liceo. In quest’album non c’è nessuno di specifico, ma questo background, mentre per esempio in Distanti, brano che parla della quarantena, cito l’atto secondo, scena seconda, di Romeo e Giulietta, di Shakespeare: “Prego come un pellegrino, bacio come i santi”. Ma oltre alla letteratura occidentale, sono influenzata anche da quella orientale dei manga – che considero letteratura e di cui sono molto appassionata.
Per quanto mi riguarda si tratta di letteratura, al 100%.
Infatti ho visto che nella libreria dietro di te è pieno di Dylan Dog! Sono fan di Naruto, Bleach, Full Metal Alchemy e Death Note, che forse, quest’ultimo, è quello che più si avvicina al gusto occidentale, tra questi.
Tra l’altro mi ricordo di quando è uscita Distanti, durante il primo lockdown! Come mai la scelta di farla uscire in via “non ufficiale”, su Soundcloud, in quel particolare periodo?
Partendo dal presupposto che tutte le mie canzoni nascono dall’esigenza esprimermi e di esprimere i miei sentimenti, comunicarli e condividerli, forse quella canzone più di tutte le altre nasce da quest’esigenza. Il periodo della quarantena è stato davvero terribile per me. In questa seconda quarantena, almeno, sono impegnata con voi giornalisti, devo fare un sacco di interviste e creare contenuti, quindi sono attaccata al computer tutto il giorno.
Almeno ti distraiamo un po’!
Sì, sono super contenta di questo! Durante la prima ero già a posto con i pezzi, stava per uscire qualcosa (che alla fine non è uscito ed è diventato ciò che sta uscendo adesso) e non c’era niente che dovessi fare, ero molto libera. Quando mi viene un’intuizione mi metto al lavoro, ma nei momenti “off” mi dicevo: “Che cosa faccio della mia vita?” e non avevo niente da fare, volevo uscire ma non potevo… Che vita di merda! Questo circolo vizioso mi ha portata a dire: “Ok, facciamo un pezzo su questa cosa, vediamo se riusciamo a liberarci di questa situazione, a scrollarci di dosso la tensione” ed è servito. Spero che sia servito anche a chi l’ha ascoltata.
Nel comunicato stampa dell’album vieni definita “uno dei volti più rappresentativi della “Generazione Z”, di cui entrambi facciamo parte. Rispetto alla Generazione X o alla Y, quali sono le caratteristiche della Generazione Z che senti di incarnare?
Tutto, tranne forse l’aspetto delle relazioni e dell’amore, visto che non ho mai avuto relazioni “non serie”, come minimo le mie storie sono durate tutte un anno e mezzo. In questo senso sono “vecchio stampo”: se devo fare una cosa la faccio bene. È giusto divertirsi e andare con chi ti pare, solo che io non riesco a farlo; se i miei amici mi raccontano le loro esperienze da “una botta e via” sono anche contenta per loro, ma sento che non sarei in grado.
La copertina di amor, requiem è stata realizzata da Mecna, con cui avevi collaborato in Neverland come artista ospite. Com’è stato lavorare con lo stesso artista su due diversi fronti espressivi?
L’idea della foto risale a circa un anno fa, in cui mi ero fissata con questo concetto delle mani sugli occhi, dell’amore cieco, del farsi guidare dal sentimento… È qualcosa che avevo dentro da tempo, volevo riuscire a trovare il modo giusto per esprimerlo, però sì, è stata realizzata da lui. È molto aperto, sempre alla ricerca di nuovi talenti emergenti. Ascolta attentamente le nuove uscite e mi ha trovato così. Mi mise like al link della mia prima canzone Come quando fuori piove, più avanti mi contattò e mi chiese se volessi partecipare a un suo pezzo, quindi me lo mandò e da lì nacque la mia partecipazione a Neverland. È un artista molto maturo; mi piace molto la sua scrittura e nell’ultimo album (Mentre nessuno guarda, uscito lo scorso 16 ottobre per Universal Music Italia, ndr) trovo uno studio profondo delle melodie, che l’ha reso più pop e meno rap, più piacevole all’ascolto.