– di Michela Moramarco –
99paranoie è lo pseudonimo di Jacopo Micillo, artista nato nel 1999, proveniente dalla bassa provincia di Brescia. È a fine 2021 che 99paranoie ha pubblicato il suo primo album, dal titolo “Amnistia”, con Ferramenta Dischi. L’album racchiude la ricerca stilistica del giovane artista, caratterizzata da suoni nitidi e freschi. I brani di 99paranoie sono cantati con una voce chiara che si mescola perfettamente con l’atmosfera un po’ diradata ma sicuramente raffinata dei brani. 99paranoie è un artista che ha tanto da raccontare e lo fa scrivendo canzoni. “Amnistia” è un album a metà tra il cantautorato it-pop e il rap. Ma sicuramente 99paranoie sta definendo uno stile molto personale. Ne abbiamo parlato con lui.
Parliamo del tuo album “Amnistia”, ma non dell’album in sé, quanto della scelta di pubblicare un album. Che non è scontata. Come è andata?
Il discorso è abbastanza ampio. L’album è stato pubblicato a fine 2021 ma era già pronto nel 2020 a livello di registrazione. Quindi i brani li avevo scritti prima della pandemia: il progetto era in cantiere già da un po’. Si tratta di un album perché pensavo fosse arrivato il momento giusto per questa formula. Ma potrei dire anche che il concept è nato piano piano, cioè quella di fare un album non è stata l’idea di partenza. Si è trattato di tirare le somme a posteriori con i brani che avevo.
Secondo te quanto è importante comunicare al meglio sui social per promuovere la propria musica?
È fondamentale. È una cosa che si affianca o forse sostituisce il concetto di merchandising. Personalmente sono contento di quello che sto creando, ma so di poter sempre migliorare, anche per quanto riguarda l’utilizzo dei social. La tecnologia avanza, ci sono sempre nuove piattaforme. Ma credo che gli artisti mettano innanzitutto la propria vita nei testi. Infine, ognuno può scegliere se seguire la comunicazione da solo o mettere su un team di lavoro. Alla base c’è l’idea di far vedere la propria vita o quello che si sceglie di mostrare, per lo meno. Ecco, io credo che non bisogni sentirsi obbligati di dire qualcosa sui social. È comunque necessario avere un’idea artistica a supporto, perché creare contenuti solo per riempire le bacheche social, lo possono fare tutti.
Come nasce un tuo brano? E qual è stato il brano più difficile nella fase creativa?
Il processo di scrittura è stato abbastanza naturale per questo album. Nel frattempo, il mio metodo di scrittura e cambiato, perché adesso scrivo tutti i giorni e a un certo punto tiro le somme. Ma all’inizio di questo progetto ero meno costante, anzi, scrivevo perlopiù per bisogno. Semplicemente mettevo su un beat e buttavo giù le parole, la metrica e le melodie; poi andavo in studio a lavorare il tutto. Per quanto riguarda invece il brano più difficile di Amnistia, ti direi che è “Caino”, perché il giorno prima di andare in studio erano successe delle cose che a livello personale ed emotivo mi avevano destabilizzato. Quel giorno non c’ero con la testa. Credo che quando si va in studio per provare a trasmettere qualcosa, bisogna essere nello stesso mood. In realtà per questo brano ci ho dovuto dedicare il doppio del tempo rispetto agli altri brani. È stato difficile.
Ti senti un cantautore? Quali sono i tuoi ascolti di riferimento?
Direi che molto dipende dalla definizione di cantautore. Alla base penso di essere un cantautore e penso che il cantautorato mi abbia influenzato parecchio, ma fino a un certo punto, perché se penso a quella che è la discografia italiana, ne conosco poca. Per esempio, sono un appassionato di De André ma non posso dirlo di molti altri cantautori. Se mi chiedo: sono un cantautore? Non lo so, magari è una cosa che decidono gli altri. Però mi sento un cantautore, in fondo, credo di fare la stessa cosa che facevano loro, no? Credo di scrivere quello di quello che vivo, attraverso metafore, storie. A questo proposito, a me piace molto la definizione di Dargen D’Amico, cantautorap. Se parliamo invece di quello che ascolto, non sono mai sonorità tipicamente cantautorali. Fin da piccolo ascolto molta musica americana, da Stevie Wonder all’R&B in generale, da Etta James ad Aretha Franklin per passare ai rapper come Tupac e altre waves.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In teoria c’era un tour in programma, ma il Covid sta rimandando tutto. C’erano cinque date in programma. Avevamo fatto la prima data a Firenze con il team di Ferramenta Dischi ed è stato molto bello. Purtroppo, la pandemica sta rallentando tutto. I miei progetti per il futuro sono di produrre e produrre ancora. E scrivere. Se no, si impazzisce.