Ambra Lucchetti, in arte Amber, ha pubblicato il suo nuovo singolo “Lose It All”. Il brano, composto da Amber e prodotto da Mario Zannini Quirini per Lead Records, anticipa il suo primo EP, in uscita all’inizio del 2022. “Lose It All” è accompagnato da un videoclip ufficiale, diretto da Massimo Folgori.
Come nasce “Lose It All” e di cosa parla?
“Lose it All” è un gioco per dire la verità. È tutte quelle volte in cui abbiamo accettato dei compromessi per entrare, per amare, per affermarci. È sentirsi oggetti da usare e poi buttare. È ribellione. È bisogno di accettazione. È un patto col diavolo. Rappresenta il punto di vista, celato dietro a una parodia, della mia esperienza sia nel mondo della musica e del teatro che nella vita. È una denuncia dell’usa e getta, della mediocrità e dell’omologazione a cui siamo stati abituati.
Ti riferisci a una situazione in particolare?
Direi di no, anche perché non riguarda solo il mondo dell’arte, ma si può collocare in qualsivoglia situazione in cui ci si metta di fronte ad una scelta. Scegliere di cambiare noi stessi, di crearci una falsa immagine, dietro la quale vivere le nostre più oscure paure. Il messaggio che voglio lanciare è che non dev’essere questa l’unica strada. Credo fortemente che l’individualismo, l’autenticità e l’essere se stessi debbano continuare a essere l’arma vincente. In un mondo in cui gli ideali vengono meno, il cuore e l’anima di ognuno rappresentano la salvezza dell’umanità.
Ti va di raccontarci di quando e come hai cominciato a dedicarti alla musica?
Credo non ci sia stato un momento in cui ho cominciato a dedicarmi alla musica, almeno non consapevolmente. Mi spiego meglio: la musica c’è sempre stata. In casa è da sempre una presenza fissa, in più quando ero bambina i miei genitori mi hanno fatto studiare pianoforte. Vista con gli occhi di una bambina era una cosa come un’altra, non le davo particolare peso, faceva semplicemente parte del mio quotidiano. Anzi, lo vedevo quasi come un dovere, qualcosa che dovessero imparare tutti i bambini.
Però, la musica mi piaceva già. Mi ricordo che una delle cose più belle per me da bambina era tornare a casa da scuola e tradurre i testi delle Spice Girls. Ancora oggi preferisco scrivere i miei testi in inglese, e forse questa cosa trova proprio lì le sue radici. Con le mie amiche avevamo anche formato una specie di “cover band” delle Spice. Credo sia stato uno dei periodi migliori di quando ero bambina! Erano i nostri idoli e passavamo pomeriggi interi a casa mia e rubavamo i costumi di scena di mia madre, ex ballerina. Erano costumi sgargianti, super colorati, che teneva in un baule. La nostra gioia era passare pomeriggi a trasformarci in delle pop star!
Oltre alle Spice Girls da bambina, quali sono gli artisti da cui trai ispirazione?
Tutti sanno che ho un’attrazione viscerale per Lady Gaga, anche se ovviamente non è l’unica artista alla quale m’ispiro. Di lei studio la sfrontatezza, la teatralità e la genialità con cui riesce a veicolare certi tipi di messaggi. L’uso della voce e la sua completezza in quanto artista.
Ciò che ho sempre ricercato nella musica che ascolto – e negli artisti in generale, non per forza cantanti ma anche ballerini, pittori, poeti – è la potenza con cui si dice qualcosa, la profondità, l’urgenza.
Ho sempre ascoltato, studiato e preso ispirazione dalle “leonesse” della musica, passata e presente, sia internazionali – come Tina Turner, Pink, Beth Hart, Whitney Houston, Madonna, Annie Lennox, Mariah Carey, Aretha Franklin, Anastacia, Celine Dion, Bonnie Tyler – che connazionali – come Anna Oxa, Antonella Ruggero, Mia Martini, Giorgia, Loredana Bertè.
Tra l’altro è online anche il videoclip del brano. Vuoi raccontarci dov’è stato girato?
Volevo una location che rappresentasse bene l’idea dell’usa e getta, di un qualcosa di usato, abbandonato, che poi è il tema principale del testo. Mi piace l’idea che qualsiasi oggetto o luogo sia allineato con quello che è il messaggio, che tutto lo scenario sia in tema con il messaggio, in varie sfaccettature.
Per questo ho trovato due location che sono state perfette per rappresentare “Lose It All”. Una è una vecchia fabbrica di mattoni abbandonata l’altra è uno sfascia carrozze entrambe situate tra Roma e Pomezia.
Nel videoclip interpreto questa figura “provocatoria” che ti convince che quello che ti dice di fare sia la cosa giusta. Ci sono diversi simboli all’interno del videoclip che richiamano questo concetto, come lo zuccherino che si da al cavallo quando ha eseguito bene l’esercizio, oppure un’arancia spremuta fino all’osso per ricavarne tutto il succo, un morso vampiresco per succhiare l’anima. Tutto questo rappresenta la mia visione della vita di un artista quando entra (o prova ad entrare) nel mondo del mercato musicale. Ovviamente è un pensiero che può essere traslato anche a situazioni quotidiane, non per forza di ambito artistico, dinamiche interpersonali e lavorative di qualsiasi genere.
Il messaggio finale, e quindi il risveglio, sta a significare che io stessa mi trovo invorticata in questo meccanismo diabolico, ma che ad un certo punto, svegliandomi, ritrovo la lucidità che mi fa di nuovo pensare con la mia testa.
Sembra tu non abbia una visione troppo positiva del mondo della musica di oggi. Cosa significa fare musica al giorno d’oggi?
Per certi aspetti è diventato molto facile fare musica oggi. Abbiamo un’infinità di strumenti a disposizione e fonti da cui prendere ispirazione. Ormai sembra che chiunque voglia togliersi questo sfizio possa in qualche modo farlo, con molto poco. La cosa più difficile invece è emergere in un mondo in cui la figura dell’artista sta diventando sempre più ambita e all’insegna del copia e incolla. È diventato difficile definire cosa sia veramente originale e cosa invece sia frutto del mercato del momento. Si brancola molto nel buio e una componente fondamentale dev’essere senz’altro la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Poi basta un attimo per prendere il via (come basta un attimo per sparire, anche!). Fare l’alternativo va di moda. Io credo che l’arma vincente sia l’autenticità. Quella non te la porta via nessuno. Se la musica deve uscire, in qualche modo troverà la strada.
La tua strada dove ti porta?
Oltre a continuare con il teatro, che viaggia sempre in parallelo nel mio percorso musicale, ora sto lavorando al mio primo EP, che sarà quasi interamente in italiano, a cominciare dal brano d’esordio che, se tutto va bene, uscirà tra pochissimo. L’idea è quella di raccontare le diverse personalità che albergano dentro di noi, cercare di accettarle e far sì che possano essere usate a nostro vantaggio, senza denigrarle. Ecco perché parlo di autenticità, perché noi siamo un insieme di cose diverse una dall’altra, ma tutte fanno parte di noi, quindi chi ci vuole deve prendere il pacchetto completo.