– di Michela Moramarco –
Amore doni, amore vuoi è il primo album da solista di Forte, cantautore pugliese classe ’88. Dopo aver preso parte a vari progetti inediti, Forte ha deciso di dedicarsi ad un progetto da solista. Questo suo album d’esordio, che crea atmosfere un po’ vintage attraverso suoni un po’ soffusi, mescola un’attitudine anglosassone con un’inequivocabile sfumatura cantautorale italiana. I testi sono variegati e a tratti criptati; rendono dunque l’album una sorta di caccia al tesoro, per individuare ad ogni ascolto un significato diverso. Un album nel complesso accogliente, che lascia emergere un’autentica esigenza espressiva.
I tuoi brani sono come una dispositiva, è stato difficile fermare alcuni momenti per raccontarli?
I testi sono leggermente astratti, mi è sempre piaciuta l’idea di lasciare la libera interpretazione all’ascoltatore, di non dare proprio un messaggio chiarissimo.
E come è andato il processo creativo?
Il processo creativo è partito dalla stesura musicale. Di base c’erano varie successioni di accordi, poi sono nate le melodie vocali, che per me sono fondamentali. In seguito sono sorte le componenti testuali in base a musiche ben definite che sono state arrangiate.
Parlando di sonorità, l’album ha tratti un po’ vintage. Come mai questa scelta stilistica?
Sono cresciuto ascoltando band come The Strokes e Arctic Monkeys e altre che ho seguito passo per passo. In parallelo grazie a mio padre ho iniziato ad ascoltare Battisti, De Gregori, Dalla, ma anche il folk alla Neil Young e Bob Dylan. Ho portato avanti degli interessi musicali paralleli. Mi ha sempre appassionato la musica lo-fi, ma di un tipo di lo-fi dettato dalla scarsezza delle tecnologie dell’epoca. È quel tipo di sonorità così “vera” che mi affascina. Tutto questo è la somma del mio background musicale.
Sei pugliese, in qualche modo la tua terra d’origine ha influenzato il tuo modo di fare musica?
Io credo di sì e anzi, credo che sia giusto così. Credo che ogni artista, soprattutto di quelli affermati, si portino dietro un pezzo della propria terra. E nella musica questa cosa si sente. la musica spesso è conseguenza del periodo storico ma anche del luogo in cui si vive.
Il tuo nome da artista è Forte in tutti i sensi, mi dici una tua fragilità?
Solitamente sono una persona estremamente timida e introversa, ma posso dire che con l’età questo lato del carattere si è smussato. Diciamo che se tu m’avessi conosciuto dieci anni fa sarei stato sicuramente molto più agitato anche a fare quest’intervista (ride, ndr). Poi si cresce, e le cose, si impara ad affrontarle.
Amore doni, amore vuoi. Questo titolo sembra risolvere un dilemma, se è meglio dare o ricevere. O sbaglio?
A livello egoistico penso che sia meglio ricevere. Ma non è una cosa bella. Credo che le cose vadano a compensarsi. Ovviamente il senso del titolo è “se io do amore, voglio anche riceverlo”. Credo che sia un pensiero che appartiene a tutti: chiunque dia del bene vuol essere contraccambiato. Se la cosa non avviene, sopraggiunge il dolore.
L’ultimo album che hai ascoltato per intero prima di questa intervista?
Ormai sono più fan di canzoni. In ogni caso l’ultimo album che ho ascoltato per intero è Masterpiece dei Big Thieves.
Ma a cosa si deve la scelta di intraprendere un progetto da solista?
Ho fatto parte di varie band come autore principale. Tenere su una band è sempre complicato, soprattutto se non sei più un adolescente, in cui la musica diventa anche punto di ritrovo. Dopodichè io ho deciso di fare qualcosa di mio, in modo da essere apprezzato o criticato per quello che io ho creato. È una cosa che ho voluto fare in primis perché non avevo molte alternative e poi perché è una questione di tempo e di dinamiche personali. Può essere interpretata come cosa egoistica ma in realtà non lo è assolutamente. Ognuno di noi ha il diritto di creare qualcosa.