C’è davvero poco da dire. Bisogna assolutamente avere tra le mani questo vinile firmato da Beppe Cunico per capirne la grandezza estetica prima e del suono poi. Certamente l’inglese messo in gioco pecca di una dimensione scolastica nella pronuncia o che la forma canzone è assai vincolata ad un passato prog/rock che ahimè non esiste più… ma “Passion, Love, Heart & Soul” è un disco decisamente “alto” nella sua fattura, nella sua produzione… sotto quasi tutti i punti di vista. Un dispendio di risorse e di energie per realizzare questo lavoro che confluiscono anche dentro il video di lancio del singolo “Silent Heroes” che troviamo a seguire. Da quel passato celebre alle rovine degli scenari di oggi… musicali quanto umani. Fanno ben sperare questi dischi…
Partiamo subito da questa release in vinile. Un lavoro strepitoso nella sua estetica. Nel tempo liquido come sei approdato ad un lavoro artigianale così complesso e così grande? Oggi che la musica non si pubblica più fisicamente…
Grazie veramente per i complimenti. Quando ho iniziato a scrivere questo album avevo come obiettivo il vinile perché rappresenta un ricordo bellissimo della mia gioventù, quando sedersi sul tappeto davanti all’impianto hi-fi, leggere i testi, vedere i disegni e le foto, ti facevano viaggiare assieme alla musica, mentre la puntina solcava le tracce.
E il mio lavoro, essendo tutto suonato, con poca elettronica, risalta ancora di più nella versione vinile. Poi il vinile è un formato che dà valore alla musica, intesa nella sua estensione più nobile.
Beh certamente la tua musica non poteva non stare in vinile. Questo è chiaro. Radici di prog e di psichedelica anni ’70. Posso chiederti perché?
Il tutto si riallaccia agli anni che mi hanno formato musicalmente. Avendo un fratello maggiore di 8 anni io sono cresciuto con Genesis, Pink Floyd, Yes, King Krimson, per poi passare alla new wave con U2, Police, The Cure, Joy Division e Tear For Fears. Quindi il mio primo disco vuole anche essere un tributo agli eroi che mi hanno cresciuto. Comunque, questi personaggi facevano musica come degli artigiani, votati alla bellezza e alla voglia di esprimere concetti e pensieri ispirati dalla passione e non dai dividendi.
E posso anche azzardare che molte strutture sembrano venir fuori dal metal?
Esatto. Per completare la risposta precedentemente, non ho menzionato i Pocupine Tree e quindi Steven Wilson, il mio eroe moderno. È grazie a lui che ho cominciato a scrivere. Faccio una breve premessa fondamentale: il 26 aprile 2016 mi sono recato con mia moglie e i miei 2 figli a Trieste, dove al teatro Rossetti ho assistito a qualcosa di incredibile. Un concerto indimenticabile che mi ha cambiato la mia vita. Una volta uscito ho deciso che dovevo tradurre in musica le sensazioni di quella serata, ma anche esternare le mie vicissitudini, le mie gioie e sofferenze.
Quindi mi sono buttato a capofitto a studiare chitarra e canto e, sfruttando ogni momento libero dal lavoro di pasticcere, ho composto, arrangiato e registrato in casa tutto il disco, per poi andare in studio.
Quindi per rispondere alla tua domanda, le influenze metal che senti arrivano dai Porcupine Tree, dal loro periodo metal: “In Absentia” e “Fear of a Blank Planet”.
Amore, passione… metterci il cuore… di sicuro anche solo a vederlo questo disco dimostra quanto sia importante questo titolo per te. Pensi siano ancora valori validi per la vita di oggi?
Assolutamente si. Sono elementi che ti arricchiscono nello spirito e nell’anima e ti fanno vivere la vita in modo migliore, tutto il mio disco è intriso di questi elementi. E poi aggiungo anche l’amicizia. Dopo essere stato batterista da giovane, ho aperto X-Land Studio dove ho lavorato come sound engineer e ho conosciuto parecchi super musicisti che dopo tanti anni, quando ho chiesto ad alcuni di loro se volevano partecipare al mio disco, sono venuti a suonare con una passione e un’ intensità incredibile, come fossi una rockstar. E poi il legame con Sandro Franchin, unico a credere in questo mio progetto. Questo mi ha riempito di gioia, perché quando l’amicizia è sincera, il mondo diventa bellissimo.
Ricorri moltissimo al disegno. Anche per il video, per le grafiche… perché?
Perché il disegno invita a fantasticare. Mi ricordo le copertine degli anni 70 di Roger Dean, degli studi Hipnosys, dove i disegni rappresentavano la musica prog in maniera sublime. E poi perché mi da una sensazione più artigiana del tutto, come lo è il mio disco. Per il video entra in gioco anche un discorso di budget e con l’animazione sono riuscito a contenere i costi, e realizzare esattamente la mia idea. Il prossimo singolo invece, sarà un ibrido: sia animazioni che riprese.