– di Martina Antinoro –
Il 30 giugno è uscito il videoclip che accompagna il primo singolo da solista di Lucy Mantha: “Normalità”. Con parole semplici, ma efficaci, la cantautrice vuole usare la sua musica per trasmettere ai suoi ascoltatori concetti importanti come quelli di empatia e tolleranza. Come ci ha spiegato proprio Lucy Mantha, fare musica comporta avere una responsabilità nei confronti della società e dei propri ascoltatori, per questo è importante usarla per veicolare messaggi importanti come quelli contenuti in “Normalità”.
“Normalità” è il tuo primo singolo da solista, qual è stata la reazione del tuo pubblico?
Mi ha stupito la reazione del mio pubblico, anche perchè, comunque, “Normalità” ha un tipo di scrittura che oggi non si legge e non si sente nei brani: hanno tutti uno stile molto uniformato. Io, comunque, sono stata molto molto semplice, ma allo stesso tempo, ho trovato la sintesi giusta per toccare determinati argomenti e, questa cosa qui, è arrivata. Tanto che mi hanno scritto e mi hanno chiamato veramente tantissime persone che mi hanno fatto i complimenti per il testo. Finalmente si parla di una cosa seria scritta in un certo modo.
Com’è nata l’idea di questo brano?
Io stavo attraversando un momento particolare della mia vita e avevo bisogno di esternare le mie emozioni, così ho iniziato a scrivere. Siccome conoscevo Mauro Fiorin da sette anni e anche a lui piace scrivere, gli ho proposto di leggere il mio testo: gli è piaciuto, abbiamo fatto una demo e poi l’abbiamo fatta sentire a Giovanni La Tosa che si è innamorato. Così è nata “Normalità”: è stata una cosa veramente tanto veloce, diretta, sai quando la vedi già? Nel giro di un mese avevamo fatto praticamente tutto.
Come pensi che il videoclip riesca a trasmettere al meglio il messaggio di “Normalità”?
Un supporto e apporto artistico molto importante è stato quello di Riccardo De Agostini, che è il make-up artist di Drusilla Foer: lui ha fatto suo il concetto che volevo fare arrivare. Per esempio, ha praticamente ricreato le lacrime attraverso queste paillettes messe sotto gli occhi: se notate, dalla prima scena allo special, sono in progressione.
Sembra scontato, ma è doveroso chiedere: cos’è per te la normalità?
Il titolo del brano vuole sottolineare questa normalità brutta: in ciò che guardiamo in televisione o sui social, si trova sempre un atto di bullismo, un omicidio, delle discriminazioni e questa è diventata la normalità. Per me, ovviamente, la normalità è altro: è avere empatia con il prossimo, è mettersi a disposizione, è fare dell’arte uno strumento di comunicazione in modo positivo. Normalità non è sicuramente incitamento all’odio o l’ostentazione delle apparenze.
Ho letto che non ti vuoi definire né cantante né artista, ma che vuoi dare voce ai tuoi pensieri attraverso la musica.
Io sono semplicemente una persona che ha bisogno di comunicare queste cose attraverso la musica. Ho vissuto un’adolescenza brutta, ho vissuto tanto bullismo e la cosa che mi ha aiutata più di tutte è stata la musica. Era il mio unico canale: l’ho presa, fatta mia e, da lì, ho iniziato a metterci tutto quello che sentivo, è stata come una terapia. Quindi io non mi definisco un’artista, per me gli artisti sono i grandissimi come Lucio Dalla, Troisi, etc. Io sono solo una persona che dà voce ai propri pensieri e spero di poter aiutare qualcuno con la musica, come è successo a me.
Come pensi che le canzoni possano aiutare la nostra società a fare passi avanti, soprattutto per quanto riguarda i diritti della comunità LGBTQ+, ma anche tematiche come la discriminazione e bullismo?
La canzone viene fatta da una persona, quindi sta anche nel comportamento di quella persona, nella responsabilità che si prende nei confronti della collettività. Secondo me, l’artista ha una grandissima responsabilità: la musica può aiutare nel non far sentire sola una persona, però bisogna anche essere consapevoli del fatto che quell’artista si segue e lo si prende come punto di riferimento. Io sono stata la prima a prendere la musica come insegnamento, per questo nel mio brano dico “c’è bisogno di empatia, la solitudine strappa l’anima e ti condanna”: se ci rifletti, è anche una lezione.
Sabato 15 luglio presenterai il brano al Pride di Belluno.
Sì, presenterò “Normalità” al Pride di Belluno, sono molto felice. È il loro primo pride, c’è grande attesa e grande voglia di salire su quel palco, stare con loro e far festa per dire che ci sono anch’io. Poi è un battesimo artistico: sarà la prima volta che canterò live questo brano e la prima volta da solista. “Normalità” è stata proprio il mio boost.