Nuovo singolo, estemporaneo, randagio ma assolutamente ricco di grandissimo spessore e attualità. Prezioso anche il suo contributo video con questo cortometraggio – oserei dire “sociale” – firmato dalla regia di Alessio Consoli e prodotto anche da Cineska.it, oltre che da loro, i Fiori di Cadillac.
Nuovo singolo dicevamo per la band salernitana, canzone dal peso pubblico e privato dal titolo “Ma che succede fuori”, uno schiaffo sociale dentro una normalità violentata oltre ogni aspettativa. Questo periodo di distanze, di coprifuochi, di lockdown, ha seminato la creatività di molti artisti e questo brano, che forse si staglia dalla massa di tanto rumore, mi lascia dentro un senso di vuoto e di rabbia, di rivoluzione ma anche di resistenza. “Ma che succede fuori” è forse la migliore bandiera che possa capitarci di sventolare oltre il ferro battuto dei nostri recinti.
Resistenza o resilienza? Rivoluzione di popolo o monito di saggezza per evitarne le conseguenze? Sono queste e tante altre le chiavi di lettura. Diteci la vostra.
Resistenza e resilienza oggi sono due parole che sembrano volersi intrecciare, quasi confondere. Le emozioni che gli eventi sociali ed economici ci fanno vivere sono fortissime. Una rivoluzione seppur nasca da un’esigenza di ribellione, si basa su ideali sani, fondati, e non necessariamente deve essere vista come qualcosa di negativo, anzi.
Noi Fiori di Cadillac siamo sempre stati un po’ fuori dalla storia, qui, alla periferia del mondo, vivendo alla giornata e cercando di prendere il meglio da ciò che ci circondava, ma ci siamo accorti che nel frattempo la storia stessa ci stava passando sopra, ci stava travolgendo, e che intorno a noi, qualcosa stava cambiando. Noi stessi volevamo fare qualcosa per cambiare il corso degli eventi.
L’inizio della “rivoluzione”, la nostra.
Un video davvero importante il vostro. Com’è stato girato? Le immagini di piazza a cosa si riferiscono e come le avete catturate?
Abbiamo messo su una produzione tutta made in Salerno, tranne che per Alessio Consoli, il regista, catanese. Abbiamo cercato di trovare tutti quegli elementi che potessero rappresentare al meglio il nostro pensiero e ideale visivo. Per far questo abbiamo “disegnato” una storia basata su due personaggi, Luigi e Benedetta, che personificano tutte quelle persone che, come noi, volevano reagire al silenzio assordante delle nostre città.
La rivoluzione non è violenta quanto ideale. Abbiamo bisogno di vivere, di respirare, di suonare dal vivo e riprenderci i nostri spazi. Pensavamo che una botta di adrenalina avrebbe fatto bene alla scena underground salernitana. Molte delle azioni e delle scene del video sono finalizzate anche a questo.
Le immagini di piazza sono dei found footage presi dal web e voluti dal regista. Non avevamo modo a luglio di filmare immagini di protesta, né avremmo mai pensato di viverle davvero durante i giorni della pubblicazione del video.
Oggi cosa stiamo vivendo secondo voi? I nostri nonni sono sopravvissuti alla guerra, noi sopravvivremo a questa “guerra”?
Possiamo affermare che in fondo questa è la nostra guerra. La guerra dei nostri giorni, una guerra che vede i medici al posto dei soldati, le mascherine al posto delle armi. Come sappiamo la situazione sociale nel mondo è molto articolata e controversa e purtroppo non solo a causa del Covid-19. Non sappiamo se sopravvivremo, ma quello che possiamo fare è combattere, al fianco dei nostri ideali, facendo del nostro meglio per supportare chi in prima linea cerca di salvare noi e i nostri cari; e soprattutto, in quanto musicisti, lottare affinché sopravviva l’arte, la musica, e che questa profonda crisi possa trasformarsi in una rinascita futura. I nostri nonni sono sopravvissuti alla guerra ed hanno lottato per donarci un futuro migliore, ora è il nostro momento per dimostrare che i loro sforzi non siano stati vani.
Fino a poco tempo fa si urlava come potevamo di come la voce degli artisti aveva perso un potere sociale. Secondo voi è il momento buono perché questo torni ad esistere?
In un momento difficile come quello che oggi stiamo vivendo abbiamo bisogno che l’arte sia più che mai in prima linea, e che dia voce alla sofferenza collettiva. È innegabile come d’altronde la grande tradizione artistica del passato, in tutte le sue espressioni, si sia prestata a questo scopo. Oggi nonostante si stia attraversando una fase molto delicata per la ripartenza, crediamo che una grande fascia attenta e sensibile di persone sia desiderosa di tornare ai concerti, alle mostre, al teatro, al cinema. Questo potrà essere di ottimo slancio per la ripresa culturale ed artistica, non solo in termini quantitativi, ma anche dal punto di vista qualitativo.
Siamo a due passi da un nuovo lockdown. Eppure le energie della musica non smettono di vibrare, anzi… Che sia il mondo digitale la vera salvezza o l’ennesima gabbia di “distruzione di massa”? Passatemi questo termine forse esagerato ma assai figurativo.
Noi Fiori di Cadillac veniamo dai live. Siamo cresciuti credendo che l’unico e solo modo di dare un senso profondo alla musica sia quello di viverla e farlo insieme sopra o sotto ad un palco, una “magia” che il mondo digitale, per quanto interessante e innovativo, non riuscirà mai a dare.