– di Assunta Urbano –
Il progetto di Black Snake Moan ci sta veramente tanto a cuore. In vari componenti della redazione l’abbiamo incontrato, intervistato e abbiamo recensito i suoi lavori. Nel 2022, nell’accogliente salottino di DischiXFiaschi, abbiamo parlato del doppio singolo “Revelation & Vision”.
Il 31 marzo scorso, l’irrefrenabile ricerca sonora di Marco Contestabile ha portato alla nascita di una nuova doppia uscita in formato 7” in vinile. Si tratta di “Fire & What You See”, che vede la collaborazione della label californiana Hypnotic Bridge Records.
Al centro di questa passeggiata introspettiva c’è la sospensione del tempo.
Probabilmente, una recensione o un’intervista non avrebbero dato la giusta luce all’esclusivo percorso interiore dell’artista. Così, abbiamo deciso di rispolverare la cara “guida all’ascolto”, dopo l’esperienza con Max Casacci per “Urban Groovescapes”, per fare in modo che il sia proprio il genitore a mostrarci il bambino appena arrivato in casa.
Ecco a voi, “Fire & What You See”, un racconto a cura di Black Snake Moan.
UN OGGETTO IMPRESCINDIBILE PER LE REGISTRAZIONI
In studio di registrazione, ogni volta, porto con me nuova strumentazione. Le chitarre, svolgono un ruolo fondamentale per la scrittura e per la ricerca sonora e timbrica delle nuove canzoni, arricchisco spesso il mio parco chitarre per avere più stimoli, in modo da descrivere un determinato sentimento e focalizzazione stilistica, sono lo specchio delle mie idee. Alcune sono in studio, altre vanno e vengono, ma rimangono pronte a ogni evenienza.
Riflettendo negli anni e nel percorso discografico sull’oggetto imprescindibile che porto con me per le registrazioni è indubbiamente il mio tambourine di legno, che ho sempre usato per tutti i miei lavori in studio. Senza questo strumento, non posso inserire le mie percussioni e mi sento incompleto, adoro il suo suono, è il mio preferito.
– foto di Stefano Dili –
UNO STATO D’ANIMO INCONTRATO INASPETTATAMENTE LAVORANDO ALLA COMPOSIZIONE
Durante la registrazione di “Fire & What You See” ho vissuto sensazioni molto forti e contrastanti. È stato un percorso difficile e doloroso, poiché stavo passando un momento complicato della mia vita ed è stato fondamentale scrivere i due brani, lungo il percorso di questo dolore, e fermarne come una fotografia sfocata lo stato d’animo.
Durante la realizzazione dei singoli, ha preso tutto un senso e una strada da seguire, prima vedevo solo caos davanti a me. Questo forte senso di smarrimento ha generato in me creatività, sogno e desiderio, misto a rabbia e delusione, è stato un travaglio creativo e un profondo malessere interiore.
I sentimenti che emergono sono stati la mia bilancia emotiva. La creatività è un processo sacro e delicato; volevo trascendere questa sofferenza, connettendomi ad una nuova energia e farmi guidare. Ho sentito alcune sensazioni che portavo fin da bambino, perché viene naturale, chiudendo gli occhi e lasciare tutto, perdersi; ne ho bisogno.
La mia musica la vedo come un’occasione per rinascere costantemente, dare a se stessi la possibilità di credere nel mistero e di ciò che rivelerà, è fantastico.
Le prime sensazioni rese canzoni sono state “Fire & What You See”.
– foto di Ilaria Ceniti –
UN PROGETTO MUSICALE O ARTISTICO/UNA SUGGESTIONE CHE HA ISPIRATO LA REALIZZAZIONE
La suggestione che ha ispirato la realizzazione dei due singoli sono i paesaggi, l’evocazione di determinati luoghi.
Parlando di suggestione, “Fire” è la ricerca della propria anima, intesa come il proprio fuoco, persa nell’oscurità. Il profondo desiderio di ritrovare se stessi; anima errante in cerca di una guida, perso nell’oscurità dell’antica città. Rappresenta la visione della Notte oscura dell’anima, brano scritto tutto d’un fiato una notte, dopo una lunga camminata nel centro storico di Tarquinia (ci sono tutti i paesaggi che mi hanno ispirato, come le chiese, le mura e la spiaggia, una parte del video e foto sono state realizzate a Calcata).
È la rappresentazione di un momento di assoluta desolazione spirituale, disconnessione e vacuità in cui ci si sente totalmente spaesati e sconnessi ma legati ad una storia da raccontare. La sensazione di entrare in una nuova dimensione colma di dubbi, di ambiguità, di incertezze, un luogo in cui ci si sente persi e risulta quasi impossibile pensare con chiarezza.
Il risveglio è stato doloroso perché ero troppo immerso nel sogno; il fuoco lo vedo come araldo, un presagio di cambiamento e percorso da seguire.
“Fire” identifica la presa di coscienza del profondo senso di “incompletezza”, qualcosa che manca disperatamente nelle nostre vite, il fuoco purificatore e rivelatore. Sei nell’oscurità in modo che tu possa capire cos’è la Luce, scoprire la propria connessione. Sei perso in modo da poter ritrovare la strada ed incarnare la nostra vera natura.
«Lost in the Shadows of the Ancient Town
Give me you Fire and burn all my desire»
“What You See” è la connessione con il proprio presente, passato e futuro. Ricordi, sogni realizzati, chiaroveggenza e intuizione di sensazioni, la nostra visione onirica, specchio dello spirito e della propria immaginazione.
Mi piace rappresentare “What You See” come un sogno floreale, simbologia di momenti armoniosi e dolci della nostra vita, proiettati nel tempo in diverse prospettive, vedendo il proprio sogno con occhi diversi.
Cosa si vede nel corso della propria vita, come cambia il senso delle cose, lo scorrere del tempo, come vedere le giornate, gli elementi che caratterizzano le proprie sensazioni e quotidianità, giorno e notte, sole e luna. Occhi che si aprono e che si chiudono; prendere coscienza di ciò che si è e di cosa si vede; equivale a sapere e dominare le proprie sensazioni e perdersi nella fantasia aspettando l’alba di un nuovo giorno esprimendo un desiderio.
«Waiting for the sunrise,
Close your eyes and make a wish,
What You See»
Vedere e ascoltare se stessi, significa prendere coscienza dell’ambiente, della luce e dell’oscurità; questa riflessione mi ha salvato, donandomi pace.
Progetto musicale e artistico che mi ha ispirato e salvato è l’immaginario che mi hanno evocato principalmente The Byrds, Crosby Stills & Nash, Buffalo Springfield; Love, Doors, Donovan, Bob Dylan e altri gruppi della scena anni Sessanta folk e psichedelica.
Ho scritto veramente tante canzoni che non vedo l’ora di condividere.
– foto di Stefano Dili –
UN LUOGO IDEALE IN CUI ASCOLTARLO
Prendersi il proprio tempo, affacciarsi nel proprio posto del cuore. Mi piace proiettare l’ascolto in un luogo incontaminato al tramonto.
– foto di Fabrizio Farroni –
UN RICORDO DEL PASSATO EVOCATO
Il ricordo delle lunghe passeggiate domenicali invernali in spiaggia delle Saline ed in campagna alla Civita di Tarquinia; mia madre che mi tiene per mano, l’odore del sale e della terra umida.