È uscito giovedì 23 marzo 2023 su tutte le piattaforme digitali “Solo il tempo“, il nuovo singolo della cantautrice Beatrice Pucci, un nuovo capitolo che anticipa l’album “Indietro” di prossima uscita. Il brano unisce innovazione e tradizione, una solida base folk e melodie e strutture alternative le cui svolte non sono prevedibili. A Beatrice sta a cuore la musica suonata e la sensazione di “realtà” che è nello strumento, infatti l’uso della chitarra acustica è imprescindibile nel sound. I temi al centro del brano: la nostalgia, il desiderio e l’amore, o forse un caleidoscopio di emozione che sta all’ascoltatore interpretare.
E noi come sempre, incuriositi, abbiamo deciso di dedicarle del tempo per farci raccontare qualcosa in più di questa sua piccola svolta. Ecco com’è andata!
In che modo “Solo il tempo” è un punto di svolta per te?
“Solo il tempo” è quello che voleva essere e come tale è fuori dal controllo. Una volta che una canzone è fuori nel mondo prende forme inaspettate. Forse è per questo che viene l’ansia la sera prima dell’uscita di un singolo. Non è tanto la paura di un giudizio ma proprio il fatto che c’è l’incognita davanti a te. Svolta o non svolta farà parte del proseguimento di un percorso.
Che cosa rappresenta questo singolo nel tuo percorso artistico?
Rappresenta il messaggio che volevo mandare, verso chi mi sente ora e chi mi sentirà in futuro. Le mie canzoni si basano su sensazioni prima di tutto, perché penso che oggi ci sia bisogno di sentire più profondamente le cose. Poi da un punto di vista più pragmatico questa canzone apre il discorso del nuovo disco che esce ad aprile, la trovavo giusta su vari piani, a livello testuale perché contiene la parola “tempo”, il tema del tempo, l’attesa e il desiderio, sono tutti temi presenti anche lì. Ho pensato più volte che in assenza di “un sogno da seguire” ne creiamo sempre uno nuovo. Nell’album si trova questo ed altro.
Cos’hai imparato sinora da cantautrice indipendente? C’è un qualche aspetto per il quale senti tantissimo la mancanza di un management e di un’etichetta? Che cosa potrebbe cambiare con queste figure?
Arrivare ad arricchire e ampliare il progetto può portare ad avere nuove figure attorno, nuovi collaboratori che possano essere all’interno di un management o un’etichetta, penso che l’importante sia capire i ruoli che debbano avere. Partire da indipendente totale ha il vantaggio che davvero puoi mostrare la tua identità artistica e creare un’estetica solo tua, non che questo non si possa fare in etichette ma penso ci voglia il triplo dello sforzo perché il business della musica è pur sempre un investimento e bisogna convincere tutti di chi sei e cosa fai e che c’è un valore. Penso che per questo la strada dell’indipendenza abbia un senso, perché ti permette gradualmente di farti conoscere e poi valutare le opzioni mano a mano che si fanno avanti, come in un normale arco di sviluppo di un percorso.
Sei attenta alla scena musicale contemporanea? C’è qualcuno che ti ispira particolarmente? Magari anche qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?
Mi piace Giorgio Poi, mi fa pensare a vacanze estive malinconiche e alla fine dell’estate che poi inesorabilmente ricollego anche a me, mi piace come parla del tema del viaggio. Ha un gusto retrò però contemporaneo. In alcune canzoni mi arriva particolarmente il suo mondo e mi piace esplorarlo. Poi ho sentito dire che ai concerti lui e la sua band sono bravissimi e mi ricordo la descrizione di questo concerto a Roma ma io non sono mai andata a vederlo. Mi è rimasta impressa questa cosa che mi avevano detto, due miei conoscenti, sul fatto che erano tutti sincronizzati alla perfezione. E avevo pensato “sarebbe bello se anche io…”
Cosa intendi quando dici che ti sta a cuore la musica suonata?
Voglio dire che la musica è pure un rapporto con lo strumento, di base è vero che ognuno ha uno stile ma certe volte si crea un legame speciale con uno strumento piuttosto che con un altro e dipende dalla situazione o dalla canzone. Sembra che ogni strumento abbia una personalità. Mi sta a cuore la musica suonata perché take per take vado a sommare tracce su tracce come per la pittura sono le pennellate di colore all’interno di un quadro. Anche quando uso la tastiera midi comunque la suono a mano perché mi diverte di più invece di mettere in griglia i sample. Mi piace l’esperienza tattile che c’è nel “suonare”.
Qual è la connessione tra il brano e la copertina?
Un segreto che non posso rivelare.