Si viaggia… non si smette di immaginare orizzonti e aperture ricche di spazio aperto e incontaminato. E siamo dentro quei suoni che al pop chiedono personalità ma anche un equilibrio assai rigido fatto anche di soluzioni digitali. Francesco Dal Poz e questo nuovo disco dal titolo “Uno” è somma e sintesi di un modo di pensare alla vita, di un modo di fare e di esistere. Carattere, personalità… un bel disco che non grida alla rivoluzione ma assai pesa di personalità.
Un nuovo disco dal suono potente. Roberto Visentin firma la produzione. Come ti sei trovato?
Roberto è prima di tutto un amico, oltre che un grande professionista e collaboratore. L’umorismo marcato, la volontà di affrontare certi discorsi con profondità, il modo di fare musica così istintivo e vero stanno alla base di un rapporto sincero e diventano per me un insegnamento di vita. La produzione di questo disco nasce proprio da questa amicizia e da una collaborazione più che stretta, arrivando così ad avere un suono che è il connubio tra le nostre esperienze personali e quelle che abbiamo vissuto insieme, le quali diventano qui una cosa sola.
L’amore è il centro secondo te? Questo disco sembra vivere di questo… in tutte le direzioni possibili…
Il centro della nostra esistenza credo sia davvero l’amore, vissuto a 360 gradi. E questo disco è nato proprio grazie a quell’amore: per la mia compagna di vita, per le generazioni future, per un nonno che non c’è più e pure per me stesso. E forse, tutto sommato, il vero motivo per cui sto facendo musica, è proprio l’amore.
Belli anche i video. Sono ben curati ed è qualcosa che non sempre capita. Scrittura e produzione? Come sono accaduti?
I videoclip di “Penso a te” e “2106”, i due singoli contenuti nell’album UNO, sono frutto principalmente della mente e del lavoro di Mehmet Gurkan (MEMO Production), che nel giro di pochissimo tempo per me è passato dall’essere “solo” un collaboratore di alto livello a diventare un grande amico. Le serate sul suo divano a parlare del senso della vita e di stupidaggini varie, credo siano parte fondamentale della buona riuscita del lavoro che stiamo facendo insieme.
“2106”: una canzone che iniziando, cita in qualche modo quel Dalla che conosciamo tutti? Caro amico ti scrivo…
Acuta intuizione! Ebbene sì: le prime parole di “2106” sono un omaggio al meraviglioso cantautore che è stato Dalla e al suo capolavoro “L’anno che verrà”. Entrambi scriviamo a persone lontane, lui nello spazio, io nel tempo; entrambi parliamo di un mondo in difficoltà, lui dal punto di vista emotivo, io ambientale; entrambi guardiamo al futuro con malinconia e speranza allo stesso tempo, lui parlando di un nuovo anno, io di un nuovo secolo.
Il futuro come lo vedi dunque? Come vorresti vederti nel 2106?
Il futuro lo vedo proprio con questi due sentimenti contrastanti, malinconia e speranza. La scienza ci dice che, per come stanno le cose, la possibilità che nel 2106 il mondo sarà tornato in equilibrio è remota, ma voglio comunque credere che qualcosa possiamo fare e che davvero nel 2106, quando molto probabilmente io non ci sarò più, quel bambino che ascolterà il mio pezzo starà vivendo la sua infanzia a pieno contatto con la natura, in un mondo di nuovo in equilibrio.