Che poi la nostra Francess è italo giamaicana e comunque quel carattere internazionale c’è e ormai sempre ci sarà nell’immaginario dei suoi dischi e, soprattutto, della sua voce. Eccolo il suo nuovo “Submerge” uscito per Sonic Factory con la splendida collaborazione per la musica a firma di Mauro Isetti ed Egidio Perduca. Troviamo il grande pop, internazionale appunto, troviamo finalmente la lingua inglese che per lei penso sia la dimensione più congeniale anche se nelle venature melodiche di “Follow me” dove torna a splendere il sole del bel paese nostrano, la nostra Francess torna a far capolino con l’italiano. E ormai abituati al bellissimo “A bit of Italiano” in cui tempo fa palleggiava tra le due lingue per lei madri, sembra sempre di risentirlo questo gioco assai affascinante. E il disco che procede con quel suono digitale a due passi dal due metropolitano si chiude con una cover d’autore di assoluto riguardo: parliamo di “Tha Man I Love” dell’eterno Gershwin, anche in questa sede spietatamente codificata nel futuro di bassi sintetici. Ed è tutto estremamente coerente e sopratutto naturale.
L’America. Quanto hai inseguito l’America in questo disco? Oppure è solo una mia impressione?
Dopo il mio ultimo disco, A Bit of Italiano, in cui mi sono dedicata all’esplorazione delle sonorità italiane, sicuramente Submerge era l’occasione giusta per mettere insieme i pezzi unendo Italia e America in un interessante equilibrio.
Già dalla scorsa pubblicazione hai giocato spesso tra italiano e inglese. Come mai questa scelta?
Con gli anni ho capito che la mia identità artistica si esprime al meglio nell’incontro fra le mie due lingue e culture. Da quando ho iniziato a giocare con italiano e inglese, forse per la prima volta, ho iniziato a riconoscermi davvero in quello che stavo facendo.
E se dovessi scegliere, musicalmente parlando?
Non potrei mai scegliere. Escludere un parte vorrebbe dire rinunciare a una grossa fetta della mia identità. Artisticamente penso che sarebbe una mossa inutile e assolutamente controproducente.
Dunque dicci: come si passa da un disco di cover ad un disco di inediti? Soprattutto che urgenza sentivi di dover appagare?
A dire la verità “Submerge” era già in cantiere durante il lavoro sul disco di cover. Ho sempre scritto inediti e dal primo disco di brani originali uscito anni fa, non ho mai smesso. A Bit of Italiano è il risultato di un’urgenza esplorativa, Submerge è semplicemente l’ultima tappa di un naturale percorso di scrittura che fa parte delle mie esigenze comunicative.
Eppure lasciami accodare al pensiero di molti. “Follow me” è forse un brano assai italiano. Tu che ci dici?
“Follow me” è il risultato del percorso fatto negli ultimi anni. Sicuramente per la prima volta l’italiano ha un ruolo importante e questo, se devo essere sincera, mi fa molto piacere e sono curiosa di vedere dove mi porterà in futuro.
Per chiudere volevo condividere con te un mio pensiero estetico. In genere, da artisti che alle origini italiane mescolano quelle africane, americane, cubane etc… esce sempre un certo tipo di pop, oggi più digitale del solito. Secondo te ha una qualche ragione questo mio pensiero?
Penso che al giorno d’oggi tutto ciò che viene prodotto con l’intenzione di creare qualcosa di nuovo tende ad essere più digitale del solito. Ogni momento storico però ha le sue caratteristiche e queste, per il momento, sono le nostre.