Altra alienazione che viviamo in questo futuro digitale è l’essere assuefatti e soffocati da un mondo sempre grande, troppo più grande di noi, sempre perfetto e sempre in mostra nelle sue tantissime conquiste. Il piccolo di ognuno di noi è polvere e come satelliti ci ritroviamo a navigare alla deriva. Tutto questo ma anche una sorta di bella speranza e rinascita dentro le melodie disegnate nel nuovo singolo di Giuseppe Brogna in questo nuovo singolo dal titolo – appunto – “Satellite”. E forse non a caso il lyric video in qualche modo ricalca la figura del Piccolo Principe, del suo eterno navigare su mondi altri e altri modi di stare al mondo. Siamo satelliti… siamo alla deriva… o forse siamo tutta la ricchezza di cui abbiamo bisogno. Nuova uscita discografica per il cantautore pugliese, anticipazione forse di un nuovo disco in arrivo…
“Satellite”: il primo passo di Giuseppe Brogna in questa nuova era discografica, almeno per te… fare il cantautore oggi è un po’ come fare il viaggio in orbita di un satellite?
Fare il cantautore significa raccontare e raccontarsi, quindi la metafora del viaggio è assolutamente calzante se intendiamo il racconto come un percorso dentro e fuori da sé stessi. A mio parere ogni autore, chiunque cerchi di comunicare qualcosa, è sempre nell’orbita di qualcosa: una storia, un desiderio, un’emozione. Le canzoni, fin dai primi passi del processo creativo, girano sempre intorno a qualcosa in modo quasi ossessivo per poi liberarsi e prendere altre traiettorie. È un processo positivo perché genera una sorta di “insoddisfazione” che scatena una voglia sempre maggiore di scrivere, raccontare, curiosare.
Ne parli però come un non poter arrivare all’obiettivo… qualcuno diceva che il valore più alto è nel viaggiare non nel giungere… che ne pensi?
“Satellite” parla di assenza e consapevolezza, di un desiderio folle di riconquistare quello che si è perso, ma anche della consapevolezza di non poterlo riavere. La metafora dell’orbita è tutta qui: il protagonista sa che non potrà arrivare mai all’obiettivo, ma alla fine – nella sua follia – si accontenta di godersi il viaggio. L’esempio più aderente lo trovo nella famosa analogia di Eduardo Galeano tra l’orizzonte e l’utopia: “Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non lo raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”.
Un Lyric video… a quando la produzione di una clip ufficiale?
Ho preferito presentare il brano in questo modo per mantenerne intatta la simbologia, per i prossimi brani che usciranno nell’autunno prossimo ho pensato ad un utilizzo diverso del video che non prevede la realizzazione di un videoclip promozionale classico, ma qualcosa di più intimo e diretto.
Qualche idea in merito?
Si, sto realizzando dei video acustici di due singoli del mio prossimo EP in modo da dare un’alternativa di ascolto rispetto alle canzoni pubblicate sulle piattaforme digitali. L’intenzione è di mostrarmi e mostrare le canzoni nella loro essenza più pura. E’ un modus operandi che mi piace perché permette di dare all’ascoltatore una panoramica più completa sulla mia musica.
E restando su questo Lyric video posso dirti che al primo impatto mi rimanda al “Piccolo principe”?
Si, è verissimo. L’immaginario è quello lì. Con Azzurra, che ha realizzato il video, abbiamo cercato la semplicità cercando di trasmettere i concetti chiave in modo simbolico. Le illustrazioni originali de “Il Piccolo Principe” sono state tra i punti di riferimento quando abbiamo buttato giù il concept. Tra le varie ispirazioni rientra anche la parte iniziale del videoclip di “Why Does My Heart Feel So Bad?” di Moby, che a sua volta si rifà all’opera di Antoine de Saint-Exupéry. “Satellite” è stato un bel viaggio anche in questo senso.
Il pop italiano secondo te resterà in eterno? O passerà prima o poi di moda?
Il pop è eterno per definizione perché è un contenitore dinamico che assorbe stili e generi. Il pop è la moda: se pensiamo a cosa era pop 10 anni fa e cosa invece lo è oggi, ci rendiamo conto di come cambiano i gusti e le tendenze. Oggi il pop italiano è molto variegato, molto più che in passato e questo è solo un bene perchè più contaminazioni ci sono, più la musica ne giova. E’ dall’unione delle differenze che nascono le cose migliori.