Un bellissimo singolo che lancia Gray Renda in rete. Un brano pop dalle aspre vicissitudini beat e rugginose, di quel rock che ai bordi si macchia di alcool e dannazione, di quella rabbia che si fa resilienza e voglia di amare. Si intitola “Nuda senza un cuore”, un video che non lascia veli sul suo corpo e il bisogno di dire a tutti l’amore che scorre e farlo vedere e farlo sentire… e si fa poesia a suo modo. Non ci si aspetta la rivoluzione dell’estetica ne tantomeno lui la professa. Si restituisce alla musica solo e soltanto il bisogno di essere. E Gray lo sa fare benissimo. Acida perseveranza contro un sistema di vita che ormai sfiora il fondo di un barile culturale di omologazione industriale e becera.
Gray non ci sta. Si sente nudo. Come ad esser “Nato senza un cuore”.
Leggete questa intervista e non sentitevi attaccati… sono parole salvifiche che tutti dovremmo vivere anziché accettare ipocritamente per il beneplacito popolare. Parole sante Gray, parole sante…
Un nuovo singolo e la prima domanda ovvia, ci scuserai, è: a quanto il nuovo disco?
Ciao, dico che al momento non ho date certe per la pubblicazione del prossimo lavoro, probabilmente accadrà quando tutto sarà più chiaro, e quando ne avrò davvero voglia… tutto qui.
Ci sembra che Gray sia divenuto più oratore e scrittore della vita strettamente personale… che ne pensi?
Scusami… di cosa vuoi che parli? Della vita degli altri? Io quella non la conosco. Posso immaginarmela, ma sarebbe un atto di presunzione enorme… Vivo la mia di vita e già parlarne è una grande forma di coraggio, credimi.
Quello che fanno i mestieranti delle canzoni io non lo so fare, osservo si, vedo la vita degli altri che mi passa vicino, mi sfiora, ma poi tutto passa attraverso il filtro della mia sensibilità. Credimi non c’è modo di entrare nel sentire degli altri. Se chiudi gli occhi dimmi cosa vedi? Nulla.
Io non esisto se non come tua percezione sensitiva, e lo stesso vale per me nei tuoi confronti.
“Isole noi…in mezzo al frastuono, una vita che aspetta i miracoli e tu che ti chiedi se sei ancora lo stesso”
Se cerchi gli oratori… mi sa che hai proprio sbagliato.
Dal rock e dal pop… dall’America e dall’Italia… cosa hai preso?
Ho sempre odiato le etichette, davvero, quando scrivo non penso a come definiranno la mia musica, lascio fare al mio istinto… tutto qui.
Prendo ciò che devo prendere, e forse non imparerò mai a prendere ciò che è giusto, ciò che serve, la ricetta del successo immediato. Ma va così. E l’America… L’America rimarrà per sempre il mio grande sogno. Speriamo un giorno mio figlio possa realizzarlo. E lasciarsi alle spalle questa misera Italietta. Io glielo auguro!
Da questa scena indie invece prenderai mai qualcosa? Come la vedi e come la senti?
Te lo ripeto, è un’Italietta misera, e la Musica, l’Arte che traspira è degna di lei.
Dimmi cosa hanno fatto questi grandi nomi della nostra musica, chi hanno aiutato, hanno generato per caso una scena, o sponsorizzato nuove leve, nuovi talenti?
Mi ha fatto male il cuore sentire di Morgan sfrattato da casa sua, avrebbero potuto fare una colletta, quei grandi nomi, i famosi “colleghi”, aiutarlo, tutti sbagliamo, ci sono momenti difficili a volte, e uno si lascia andare… è facile affondare, e poi con una ex così accanto, a cui hanno avuto anche il coraggio di affidare i figli! Ma loro lì sanno solo scrivere, nella vita pratica sono solo delle merde. Quel che gli importa è riempirsi le tasche di soldi. Aiutare quell’uomo sarebbe stato un grande atto di umanità.
Oggi sento ancora parlare del povero Tenco, di Mia Martini, sono le stesse persone che hanno contribuito alla loro tragedia.
Ti chiedi chi abbia ammazzato i Kennedy, quando alla fine siamo stati proprio io e te…
Ti faccio una domanda provocatoria: artisti come te, figli in qualche modo di quella beat generation sono comunque degli attori di questa scena che tutto è tranne che coerente a quelle filosofie. Non lo trovi un controsenso?
Ed io posso risponderti in modo altrettanto provocatorio?
Ho letto tanto, e ascoltato tanta, tanta Musica, e continuo a non averne abbastanza.
Questa è una colpa… e lo so, mi dispiace…
E talmente sento di essere colpevole, che me lo sono fatto tatuare la settimana scorsa sul petto.