– di Michela Moramarco –
Lorenzo Lepore è un cantautore romano classe 1997. La sua musica è delicata ma di impatto emotivo non trascurabile. Con il brano “Futuro” ha vinto il premio “Miglior Testo” a Musicultura 2021. Successivamente, Lorenzo Lepore pubblica il suo singolo “Meglio così”, un brano che è costituisce una messa in discussione del senso comune, legato all’omologazione di massa. Ma Lorenzo Lepore, con le giuste immagini e con le più accurate parole, ci trasporta nel suo immaginario ricco di idee e caratterizzato da autenticità.
Ne abbiamo parlato con il cantautore romano.
Il tuo nuovo singolo si intitola “Meglio Così” ed è un brano abbastanza ricercato nel testo e nello stile in generale. Mi diresti come è andato il processo di scrittura del brano?
Diciamo che questo brano è nato in reazione a degli spot pubblicitari piuttosto insistenti con cui ognuno di noi si interfaccia volendo vedere un contenuto. Ma il brano non parla solo di questo, quanto del tema in generale dell’omologazione, come si può intuire dal ritornello. Il brano parte chitarra e voce e poi evolve in elettronica, in qualcosa che sicuramente si contamina, ecco. In sostanza il brano parla anche della paura del giudizio che gli altri che appunto può indurre all’omologazione, che è il tema centrale.
In questo brano si percepiscono determinate influenze musicali. Ti direi che possono andare da Giovanni Truppi a Daniele Silvestri. Che ne pensi?
Interessante. Di Daniele Silvestri immaginavo. “Meglio così” ha un ritornello che avrebbe potuto sicuramente cantare Daniele Silvestri. Se me l’avesse chiesto (ride, ndr). Invece su Truppi non ci avevo mai pensato, ma nutro una grande ammirazione per lui ed è anche stato un mio docente a Officina Pasolini. Adoro quello che propone ma soprattutto la maniera con cui lo fa. È originale. Sarei anche curiosa di sapere cosa ti ha fatto pensare a lui (ride, ndr). Non ci avevo mai fatto caso.
Si potrebbe fare un riferimento a Giovanni Truppi in relazione al tuo brano per quanto riguarda il modo di scandire la melodia.
Può essere. Questo brano, che probabilmente sarà in un mio futuro disco, è effettivamente nato durante una lezione di Giovanni Truppi. Quindi è possibile che io sia stato contaminato tanto dal suo stile. Sono felice di questo riferimento.
Quali sono i tuoi ascolti più importanti per la produzione musicale?
Ho un debole in assoluto per tutto ciò che riguarda la canzone d’autore. Qui si apre una porta immensa, tutti quelli che scrivono e cantano i propri testi potenzialmente sono cantautori. Ma in questo caso parlo di una tradizione che in Italia è iniziata negli anni Cinquanta, con Modugno. Sono molto legata a quella tradizione, che poi si evolve nelle scuole genovese, milanese, romana. In particolare, quest’ultima mi ha segnato molto. Il cantautore tramite cui ho capito di voler far questo nella vita è Antonello Venditti. Ma ho ascoltato molto De Gregori, facendo molta attenzione ai testi. Ma poi come non nominare Dalla, De André. Per me sono le fondamenta, sono quelli che mi hanno insegnato a scrivere e, come dicevo, a capire che volessi fare questo nella vita. Mi piacerebbe scrivere in un modo non canonico, ma d’autore. Ci tengo a sottolineare l’idea di prospettiva alternativa. Un altro artista che mi viene in mente che apprezzo tanto è Francesco Tricarico: lui, secondo me, si è inventato un genere. Chi si inventa un genere musicale, in Italia, ha vinto tutto, perché significa intraprendere una direzione definita.
Ti senti un cantautore? Mentre scrivevo queste domande ho appuntato l’espressione “cantautore in divenire”, che indica un cantautore che va controtendenza ma che non è arroccato al voler essere alternativo a tutti i costi. Come ti poni?
Direi che questa espressione “cantautore in divenire” mi piace tantissimo, potrei farci un marchio di fabbrica perché è in linea con quanto dicevo prima, ovvero la necessità di reinventarsi e non porsi dei limiti. La parola divenire è una parola che mi piace molto e che sposo nel mio modo di scrivere. Anticipo che nel mio album futuro ci saranno brani anche molto diversi, anche per temi affrontati.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
La parola futuro mi sta molto a cuore, è stato il titolo del mio primo singolo. Ha fatto anche nascere un tour che si è chiamato “Futour”. L’album mi darà modo di esprimere parti di me che non vedevo l’ora di condividere. Erano mesi che aspettavo questo momento. Il mio album sarà la mia vita vissuta fino a qui, con tutti i dolori, i pianti, le gioie e le paure. Ci sono tanti capitoli diversi racchiusi. Ma ho in mente di suonare molto questo disco. Ovunque. Finché non chiudono il locale.