– di Naomi Roccamo
e Giacomo Daneluzzo –
Federica Messa, in arte Mèsa, ha pubblicato il suo nuovo album “Romantica”, uscito per Bomba Dischi con distribuzione Universal Music Italia. Il disco è uscito a tre anni di distanza dal precedente, “Touché”, e rappresenta una nuova fase artistica per la cantautrice. La nostra Assunta Urbano aveva recensito “Romantica” qui su ExitWell, e in seguito aveva realizzato una bellissima intervista a Mèsa con calma, organizzandola e programmandola prima.
Noi, invece, abbiamo ritrovato Mèsa a Faenza, in occasione del MEI 2021, di cui abbiamo parlato in questo articolo: l’artista si è esibita sul Palco Giovani come headliner e abbiamo deciso di intervistarla al volo. Ecco che cosa ci ha raccontato!
La mia canzone preferita di Mèsa è “Oh Satellity”, in cui dici: «Quello che conta sono le cose che succedono fuori dalla mia testa». Ti capita ancora di confondere la realtà con quello che succede nella tua testa?
Tantissimo. Io soffro moltissimo d’ansia, quindi spesso quello che è dentro la mia testa sembra una cosa gigantesca, tragica, mentre poi non sta succedendo niente. Lì me lo dico, è tipo un mantra. In questo periodo della mia vita la lego all’ansia, ma quando l’ho scritta non mi riferivo a questo, ma a una persona di cui ero innamorata, ma con cui non diventava mai niente. Quindi mi dicevo che non conta così tanto, non è amore, se è solo dentro di me e non c’è nella realtà.
Con l’ultimo album, “Romantica”, c’è stato un cambiamento rispetto al percorso precedente, sia a livello di scrittura che di produzioni, più vicine al pop cantautorale. Come descriveresti questa nuova fase del tuo percorso artistico? Che cosa rappresenta per te?
Ho iniziato a suonare (male) la tastiera e questo mi ha portato a scrivere dei pezzi molto più pop dal punto di vista della struttura. Prima me ne fregavo, ci sono canzoni mie di cinque minuti, col ritornello che arriva dopo due minuti, senza bridge. Invece scrivendo con la tastiera automaticamente mi è venuto da scrivere cose più “canoniche” e di conseguenza mi sono anche impegnata molto di più nelle melodie. In questo disco le melodie le ho proprio pensate, le ho modificate più volte. Prima scrivevo un pezzo in circa mezz’ora, mentre questi pezzi li ho scritti in vari mesi. Quindi ci ho pensato molto di più, volevo fare una cosa più tonda, più pop e più diretta nei testi; parlare meno per metafore e dire le cose in modo tagliente, per come sono.
Ieri leggevo che non ti esibivi da quasi due anni, prima di questo MEI. Come si fa a convivere, per un’artista, con l’assenza della dimensione live della musica? Dove va a finire quella parte?
Dentro la mia testa, questo è il problema! Più non fai una cosa più ti sembra una cosa molto importante che leva anche un po’ il divertimento, perché te la immagini solo perché sei in cameretta a scrivere le tue cose. Per me, per Federica, ricominciare è importantissimo, come ricominciare la palestra. Devo rimettermi in forma e sentirmi di nuovo a mio agio, perché per me è difficile salire sul palco.
Allora com’è andata?
Molto meglio di come immaginassi! Ci sono stati dei problemini tecnici, avremmo potuto suonare meglio, ma ciò che conta è la vibe e la vibe è positiva, quindi va bene così, come ri-inizio. Poi qua non ci ero mai stata, una figata!
Possiamo dire che sei uno dei simboli del panorama indipendente e alternativo italiano, in questo momento. Ci troviamo al MEI, dedicato a questo tipo di ambiente. Che cosa significano oggi queste etichette, con tutti i cambiamenti che ci sono stati nel mondo discografico?
È una scelta quotidiana. Sarà perché ho iniziato quando avevo venticinque anni, adesso ne faccio trenta. È una roba tosta quella di decidere di intraprendere questo percorso, di fare la cosa tua e di essere fedele a te stessa. Però per quanto mi riguarda è l’unica cosa che potrei fare, quindi mi va bene così e speriamo di continuare fin quando sia regge sia la gente vuole ascoltarmi.