Ho ancora qualcosa da chiederti, poi ti lascio libera di ripassare. [Ride, ndr]
In questi anni hai fatto un sacco di esperienze diverse all’interno del mondo della musica, tra cui alcune “laterali”, rispetto al palco, come quando sei andata a Musicultura a intervistare gli artisti in gara. Ti vedi a lavorare “dall’altra parte”, oltre che come artista?
Premetto che sto studiando scienze della comunicazione: sono consapevole del fatto che è bellissimo suonare e avere grandi progetti nel mondo della musica; tanti vogliono essere artisti e fare quello nella vita, però d’altra parte sono anche realista, so che potrebbe non succedere. Nonostante lo voglia tantissimo potrei non riuscirci. Quindi voglio avere una sorta di “piano b”. Cioè: se non dovessi lavorare a trecentosessanta gradi sul palco mi piacerebbe comunque lavorare dietro, sempre nel settore della musica, magari nell’ambito della comunicazione. Mi piacerebbe lavorare nella parte relativa all’ufficio stampa, mi piacerebbe organizzare festival o eventi di musica, mi piacerebbe avere un’etichetta discografica: lavorare nel mondo della musica, però dietro le quinte. Mi è capitato di ricevere questa proposta di Musicultura e mi sono detta: «Sì, dai, vediamo com’è!» e mi sono proprio buttata, nonostante non avessi mai fatto interviste: ho scritto le domande, mi sono buttata e ho fatto quest’esperienza. È stato bello essere “dall’altra parte”! Di solito sono io a rispondere a delle domande, è stato figo.
Comunque il “piano a” resta il palco, giusto?
Il mio “piano a” è il mio sogno, quello di cantare, quello di essere un’artista, di essere io l’artista. E questa cosa voglio portarla avanti per sempre. Se a un certo punto dovessi rendermi conto che non basta voglio avere anche questo “piano b”. L’unica cosa che m’interessa è restare sulla musica.
Stai portando avanti un bel po’ di cose, tra musica, social e studio. Come va?
Sono troppe cose. Poi adesso faccio anche la babysitter.
Quindi è questo che intendi quando sul gruppo Telegram dei fan dici che sei al lavoro!
Sì! [Ride, ndr] Sono a colorare, a giocare col pongo o a fare un giro sul lungomare. Ci sta!
Bambini Elettrici è del 2019: chi sono i bambini elettrici? E come sono da grandi, quando crescono?
[Ride, ndr] Li ho sempre visti non come dei ragazzini: è un concetto che va oltre l’età. L’ho sempre intesa a livello spirituale, come quello che pensi e credi nei confronti della vita. Io mi sento una bambina elettrica: cerco di vedere la vita con gli occhi di un bambino. Mi meraviglio delle cose, anche quelle stupide. I miei amici mi prendono in giro, perché sono quella che si meraviglia di tutto, sono sempre elettrizzata, però a me piace avere quest’attitudine, nella vita. Quindi va bene. E la musica che scrivo è musica per bambini elettrici. I bambini elettrici rimangono sempre bambini elettrici.
Negli anni hai mantenuto questo rapporto di dialogo costante con le persone che ti seguono e secondo me è uno dei maggiori punti di forza del tuo progetto. Pensi che continuerai con quest’attività di condivisione virtuale, andando avanti nel tuo percorso?
Io ho sempre avuto una passione per le persone. Amo follemente le persone. Mi piace stare con gli altri, mi piace parlare con gli altri, condividere cose, sapere cose degli altri, imparare dagli altri. Quindi, per me, avere della gente che mi apprezza – tante volte c’è gente che è contenta se metto un video, c’è gente che è contenta se esce una mia canzone – è tipo la cosa più bella che io ho nella mia vita: sapere che c’è della gente che mi conosce e mi apprezza. Per me non sono fan, sono proprio delle persone che in qualche modo vorrei considerare mie amiche. Anche se magari non conosco queste persone, sono tutti amici che ho. Mi capita di fare delle storie su Instagram in cui chiedo se c’è qualcuno che vuole parlare: è perché io proprio voglio in quel momento parlare con delle persone. Anche il gruppo Telegram: sono stata troppo contenta del fatto che tante persone abbiano voluto parteciparvi. È gente che “è lì”. Io non sono mai sola, praticamente, e questa è la cosa più bella che posso dire di aver preso dalla musica, da YouTube, da Instagram. Molte volte la gente si meraviglia che io risponda e mi scrive, tipo: «Oddio, mi hai risposto!», come se io fossi chissà chi… Ma io rispondo sempre e con piacere nel farlo, perché è la mia attitudine.
La maggior parte delle “figure pubbliche” non è così. Questa è… [Vengo interrotto da un rumore fortissimo, ndr]
[Col treno sopra, ndr] Scusa, sta passando il treno. Ogni volta è così… Che ride’! [Ride, ndr]
[Il treno passa, ndr] Dicevo… È una risposta interessante, penso che il rapportarsi così con tante persone sia anche indice di una certa sensibilità, no?
Io ho questo pensiero: le persone sono la più grande ricchezza della vita. Se stai da solo su un’isola deserta non cambi, rimani come sei. Si cresce e si diventa se stessi stando con le persone, secondo me.
A volte però forse può servire andare su un’isola deserta, no?
… [Ride, ndr]
No, mi sa che tu non sei un tipo da isola deserta.
No, no, io proprio zero!
Va bene, Asia, ho finito le domande. Mi ha fatto un sacco piacere conoscerti! Grazie mille e in bocca al lupo con l’esame!
Anche a me conoscere te! Grazie, crepi. Ci sentiamo.