Nuova faccia… perché avevo lasciato Paula Romina quando cantava splendidi dipinti di dolcezza pop come “Imperfecta”. Ho perso di vista un po’ questo nome della scena ecuadoregna, che poi in un attimo diviene anche italiana… e la ritrovo oggi in abiti di scena decisamente sexy ma per niente volgari e incoerenti. Abiti che in un attimo sanno come farsi internazionali nel vero senso del termine, e questo diventa più imperante se penso ai ritmi urban conditi di salse latine e tropicali. E se la formula si fa conosciuta a priori è anche vero che quel che piace è la penna assai personale di Paula Romina: per quanto sia scontato il cliché del corredo estetico, dal suono al video, si fa forte il contenuto d’autore del suo modo di raccontare la donna, la sicurezza di se, ma anche l’uguaglianza come concetto sociale, comunitario e non discriminatorio. Temi che si condiscono con un suono che nel suo ascolto di massima sembra perfettamente prodotto in linea con il genere, ma ad un orecchio attento sono tante le sfumature che portano questo stesso cliché abusato da tanti a vere e proprie ricerche di stile personale. E dietro tutto questo ritroviamo l’immensa MASSIVE ART di Milano che ormai è un piccolo tempio per la produzione italiana, quella buona per competere a livello internazionale.
Prima di tutto ritroviamo la Massive Art ed è da lì che vorrei partire. Come avete stabilito questa connessione? Come mai sei approdata in Italia?
Sono arrivata in Italia quando avevo 7/8 anni, insieme a mia mamma per ricongiungerci con mio padre. A 13 anni ho iniziato a studiare canto e a 16 anni ho intrapreso la mia vera e propria carriera professionale, prima in Ecuador nella mia città natale “Guayaquil” e poi qua in Italia.
Ho conosciuto il Massive Art sei anni fa, e da allora non ho più smesso di lavorare con loro.
Mi sono trovata benissimo fin da subito, condividendo e scambiandoci tutte le nostre idee e con il tempo si è creata una vera e propria famiglia.
Dall’Ecuador, dal Brasile… insomma dai paesi che custodiscono questa tradizione arrivi da noi. Dove trovi che sia meglio codificata e compresa questa musica?
È una musica che ormai è diventata universale. Credo che questo genere abbia un codice mondiale, plasmabile in qualsiasi luogo dove si parli qualsiasi lingua, ed è proprio quello che sta succedendo ora. La musica latinoamericana attualmente la ascoltano anche in Cina!
Ti chiedo: l’industrializzazione di massa, il main stream che cerca di omologare anche i suoni. Come vedi realizzati i tuoi brani? Quanta tradizione c’è e quanto rispetto c’è stato per queste origini?
I miei brani sono costruiti tanto sulla mia personalità e sulla mia storia, e ciò comporta l’unione di vari suoni, provenienti da diverse tradizioni culturali, sia Sudamericane che Europee.
In ogni singolo cerco di essere il più sincera e trasparente possibile con il mio pubblico, mostrando la “Paula Romina” di tutti i giorni, e questo è ciò che rende i pezzi unici tra di loro.
In questo momento attuale si trova sempre più necessario questo messaggio che vuole cullare la donna, proteggerla, far valere la sua identità spesso violentata. Sono concetti che in qualche modo riguardano anche te?
Sicuramente cerco di rappresentare una donna sicura di sé, che non ha bisogno di essere protetta da nessuno.
È un concetto che ripropongo molto nei miei brani in quanto mi ci identifico.
La scrittura di questi brani. Ci racconti come sono nati?
Le mie canzoni nascono dal bisogno di raccontare una storia, dall’esprimere il mio pensiero su un determinato argomento, e dal mio stato d’animo.
I miei luoghi preferiti per scrivere sono l’aereo, il treno e camera mia, sono posti dove riesco ad isolarmi e tirar fuori tutto ciò che c’è dentro di me.
E in fase di produzione quanto è stato deciso da te e quanto dalla produzione? Vi siete incontrati o vi siete scontrati?
Adoro la parte della produzione, c’è uno scambio di idee incredibile dove ognuno contribuisce con la propria opinione, non c’è una testa sola a decidere in studio, siamo un vero e proprio team, amo la contaminazione musicale. È bello poter lavorare con persone con cui si ha molto feeling, sia a livello personale che musicalmente parlando.
Dal vivo? Cosa accade nella carriera di Paula Romina?
Quest’estate ho avuto una data in particolare molto importante: l’apertura del concerto di Karol G al Milano Latin Festival ad Assago.
Questa cantante urbana è un importante punto di riferimento per la mia musica e l’apertura del suo concerto, oltre a rappresentare un’emozione incredibile per me, è stato un sogno diventato realtà.
I live sono i miei momenti preferiti, riesco ad avere una connessione diretta con il mio pubblico, ed è il momento più divertente in assoluto.