Questa produzione curata da Alessandro Fiori dà lo spunto per sottolineare un concetto che si sta facendo strada in tantissime nuove uscite. Dopo il boom dell’invasione digitale che ha decretato la quasi totale caratteristica estetica di molti progetti cantautorali con ovvi ricami di innaturale quanto industriale perfezione, ecco che piano piano si sta tornando al concetto di quotidiano con un suono meno lavorato ma più istintivo, meno confezionato dalle macchine e più facile da considerare come cosa di tutti. La normalità è il fulcro. Questo nuovo disco del Progetto Panico si intitola “Universo n.6” che traduce in vena “quasi punk” un male di vivere sottile e appena nascosto dalla pelle e poi lascia suonare questa semplicità in una forma canzone che di certo non ha alcuna pretesa ne di innovazione ne di bellezza sfacciata da copertina. Ma non quel male di vivere nero e dannato… piuttosto è velata rassegnazione o opaco romanticismo privo di un grande futuro davanti. Chiave di tutto è proprio il singolo ed il video di lancio dal titolo “Spettacolare” che più di tutti sembra restituire il bello dietro quel velo nostalgico. Noi li abbiamo fermati per una intervista che mette in evidenza quanto, sempre gradualmente, si stia perdendo l’etichetta e l’appartenenza, come necessità, ad una qualche forma riconoscibile. Insomma “Universo n.6” è un bel disco della nuova voce italiana, un lavoro che lascia trasudare la normalità della rabbia, del romanticismo, della vita quotidiana in questo nostro bel paese dal futuro poco colorato.
Parliamo di indie-pop. Ci state? Voi come vi rapportate a questa parola, a questo trend musicale?
Non saprei. Non abbiamo un genere predefinito e facciamo anche fatica a capire quale sia il trend che fa scuola oggi (parlando di indie pop come genere). Ai tempi del primo disco, Maciste in paranoia, quando non sapevamo neanche che fosse, che so, La Tempesta dischi o Bomba, etichette che ormai da un po’ di tempo fanno tendenza anche negli ambienti main, amavamo dire che facevamo il genere “paraculpunk” . Non ci prendevamo molto sul serio e tuttora facciamo fatica sotto questo punto di vista. Se c’è stato un ammorbidimento delle liriche è solo perché è così che ci andava di vestire i pezzi. Se parliamo invece di indie come indipendente, DIY, di libertà creativa e di scelte si, siamo indie.
Di certo brani come “Spettacolare” ci entrano a pieno titolo direi… siete d’accordo?
A me sembra che, se vogliamo parlare dell’ambito pop, sia di tendenza a livello se non altro di arrangiamento, una roba più easy listening. Prendiamo un pezzo che ha fatto scuola, “Cosa mi manchi a fare”, rispetto a Spettacolare ha un andamento più scazzato, leggero, ci sono le tastierine. Su Spettacolare ci sono archi, chitarre elettriche molto presenti ed è un pezzo cantautorale ma con un piglio da gruppo.
Che poi secondo voi, che ormai non siete più esordienti, che tipo di necessità si ha nel rincorrere sempre delle etichette di comparazione?
Esatto, nessuna. Riprendendo il discorso precedente, prova a mettere a Spettacolare una dose di big muff, diversi bpm in più, una voce rauca e diventa un pezzo d’amore dei Ramones.
Eppure ci sono momenti di grande scissione in questo disco. Cito “Quando ero piccolo”. Radici punk…
Si, ma soprattutto direi, punk è l’attitudine. Amiamo il punk quanto il cantautorato impegnato, la musica sacra e l’elettronica.
Diciamo che amiamo fare un po’ come cazzo ci pare. Dopo un pezzo come caos dance o un singolo come Spettacolare, uno si attende un disco in linea… non rispettare canoni per noi è una ricchezza e non un limite. Poi, per quanto ci riguarda, il disco, soprattutto per il mood e gli arrangiamenti, ha una perfetta coerenza.
Questa tendenza home-made che spesso governa le scelte artistiche delle nuove voci italiane. Penso al vostro video ma anche al piglio che avete lasciato nel mix del disco o sbaglio? Un lavoro diretto che parla al quotidiano…
Domanda molto pertinente. Anche se in questo caso è stata non una scelta ma una necessità, il modo e le cose che abbiamo usato per registrare farebbero inorridire qualsiasi gruppo che vuole “fare le cose per bene”. Eppure, alla fine, secondo noi il disco suona meglio dei nostri precedenti. Grazie anche ad Alessandro Fiori, l’album ha un’aura particolare, cose che una scheda audio ultra raffinata mai ti restituirà. Il video l’ho fatto io per gioco… sono cameraman e montatore professionista da anni. Sembra fatto a casaccio, ma c’è un lavoro dietro.
E per chiudere cito “Spermatozoi” che sancisce un terzo cambio di rotta nel vostro vocabolario musicale… siete d’accordo?
Si, siamo d’accordo. A questo pezzo non abbiamo proprio applicato filtri. Lo stile è leggermente diverso dagli altri. Ma ci piaceva molto e c’è una coda di archi di Ale che merita il disco. In tutti i nostri album c’è una chiusura così, un salutare chi ascolta con un’atmosfera che lo porti altrove.