– di Michela Moramarco –
Folcast è un cantautore romano. L’artista è stato selezionato per la sezione Nuove Proposte dopo la partecipazione a Sanremo Giovani con il brano Scopriti. Si tratta di un brano elegante, elaborato ma in senso gradevole e sostanzialmente adatto nella struttura alla vocalità dell’artista. Il significato di Scopriti è sicuramente legato all’accettazione dei propri difetti e alla necessità di lasciar andar la paura dei pre-giudizi degli altri. Scopriti ha sonorità soul-pop di respiro ultra-contemporaneo, che lascia trasparire però una certa vena cantautorale alla Daniele Silvestri o, in ottica internazionale, alla John Mayer. Ne abbiamo parlato con l’artista.
Scopriti è un brano incoraggiante, sembra voler dire che per rinascere è necessario uscire dalla propria zona di comfort. È questo il messaggio che vuoi trasmettere?
Sì, il messaggio è questo, sicuramente. L’idea è anche quella di scoprirsi con i propri difetti e accettarli.
Scopriti è il brano con cui partecipi alla gara delle Nuove Proposte di Sanremo. Come ti senti a riguardo?
Sono molto carico, molto contento. Mi sento pronto. È un qualcosa che mi sono guadagnato, è stato un percorso abbastanza lungo a livello musicale, non solo di studio. C’è anche il fatto di aver suonato, per qualche tempo, live a Roma, specialmente. E poi c’è l’aver partecipato alla semifinale, poi alla finale… Insomma, si è trattato di un cammino lungo. Me la sto vivendo bene. La tensione comunque è tanta, cresce man mano che il giorno si avvicina. Però voglio anche provare a godermela. Che poi, per fortuna, quello che facciamo è musica, che è una cosa molto bella.
Parlando di sonorità, Scopriti è un brano molto raffinato. Com’è andata la scrittura e, poi, la produzione?
Ti ringrazio. Il brano è nato in modo molto semplice. A dire il vero non c’era uno studio mirato per scrivere un brano che risultasse raffinato. È andata così: mi sono messo al piano, avevo già qualche idea in testa, poi è nato subito il ritornello. Poi il testo è stato modificato, c’è stata una limatura. Poi la strofa è venuta dopo, ma comunque nello stesso giorno. Poi ho iniziato a lavorare alla produzione insieme a Tommaso Colliva ed è sorto lo special del brano. È una parte a cui sono molto legato perché sembra chiarirne il senso, anche se è nata successivamente, a distanza di anni dal resto del brano.
Il tuo brano sembra avere un interlocutore. Ma può essere interpretato come un brano da dedicare a sè stessi?
Assolutamente sì, è un brano che ho scritto in primis per me, anche un po’ per riemergere da una situazione di difficoltà in cui mi trovavo.
La tua musica s’ispira al cantautorato italiano, stile Daniele Silvestri. Ma quali sono gli album che più ti ha segnato nel percorso di definizione della tua cifra stilistica?
In realtà ce ne sono tantissimi. Ti direi appunto un album di Daniele Silvestri, Acrobati, che è pieno di idee; un altro album a cui sono molto legato è Orchidee di Ghemon, le sonorità sono interessantissime; per rimanere sul contemporaneo ti direi Educazione sabauda di Willie Peyote. Parlando a livello internazionale, c’è Grace di Jeff Buckley. Ma ce ne sono molti altri.
Per concludere, mi vuoi raccontare di un momento in particolare del tuo percorso musicale?
Un momento molto importante nel mio percorso è stato sicuramente quando sono andato in studio di registrazione. Dico particolare perché ci tenevo che i miei brani potessero andare bene. Un momento fondamentale, di svolta insomma.