di Riccardo De Stefano.
Dietro una grande manifestazione, c’è sempre una grande organizzazione. Anche quest’anno Villa Ada Roma Incontra il Mondo è organizzata da Arci, grazie al contributo dei tanti professionisti che, provenendo dall’esperienza dei circoli Arci, si sono trovati insieme per mettere su la venticinquesima edizione di uno dei più importanti festival della Capitale.
Saro “Poppy” Lanucara, nato a Reggio Calabria ma da tanti anni attivo nel panorama musicale romano, autodenifitosi “direttore emotivo” del festival, ci dice qualcosa a proposito della direzione artistica:
Il festival, nato nel lontano 1993, già tendeva da subito a qualcosa che “non c’è”: nasce da una grande visione, di quando la politica sosteneva la cultura rendendola fruibile e accessibile. Serve a portare lo scambio tra culture, e in quest’ottica, più che “Roma incontra il Mondo”, potremmo dire che Roma incontra “i mondi”: i mondi delle tante culture e delle tante diversità che ci circondano. Per questo siamo stati orgogliosi di ospitare la Giornata Mondiale del Rifugiato organizzata da UNHCR, col concerto di Bombino, specialmente in questo periodo storico molto complesso.
Chi c’è dietro l’organizzazione pratica del festival? La parte tecnica e artistica è organizzata e coordinata da un collettivo di circoli Arci romani, localizzati nel territorio e che si occupano da tanti anni di musica dal vivo a Roma, muovendosi in situazioni spesso difficili.
Il gruppo di professionisti vede tra gli altri come co-direttori artistici Raniero Pizza, del circolo Arci Monk, Giuseppe Giannetti del 30 formiche, me che gestisco il Poppyficio, più il supporto di circoli come Sparwasser e Forte Fanfulla. Importante rientro nello staff è quello di Luca Bracci, che è stato il Direttore artistico del festival fino al 2013, dopo quattro anni, lui che la visione di questa importante rassegna l’ha avuta in tempi non sospetti.
Venticinque anni di Villa Ada Roma Incontra il mondo.
Per che tipo di proposta artistica avete optato, per questa edizione così importante?
Venticinque anni di Festival hanno dato un percorso importante: si è voluto rappresentare tutto quanto è passato su quel palco, quello che di importante è uscito dall’esperienza degli anni passati, ma senza scordare di guardarci intorno, anche tramite l’aiuto, il supporto e l’occhio critico dei singoli circoli Arci impegnati sul territorio. Per questo anche la trap e il rap sono tra i protagonisti dell’edizione 2018: per far sì che l’offerta complessiva fosse in grado di rappresentare tanto il pubblico storico della rassegna quanto il nuovo pubblico che negli ultimi anni si è andato a formare, andando a raccogliere due, se non tre addirittura, generazioni diverse che questo palco lo hanno vissuto.
Non a caso, il jingle di Roma incontra il Mondo è stato scritto e realizzato da una band emergente.
Il jingle della manifestazione in quest’ottica non è stato realizzato da artisti dai nomi pesanti, ma da una giovane band che ancora non ha neanche realizzato il primo lavoro in studio: sono gli Urbania, giovanissimi ragazzi da San Basilio. Anche per questo l’esperienza dei circoli Arci, specialmente nella periferia romana, è stata essenziale nel dare luce e voce a quelle nuove realtà che aspettano solo di essere scoperte.
Che tipo di proposta offrite al pubblico della rassegna?
Quello di Roma Incontra il Mondo non è un pubblico da palazzetto, o da festival. Villa Ada non è un club, ma è un luogo della città e per questo appartiene ai cittadini: tutti possono venire alla Villa non solo per i concerti, ma fin dalla mattina, per vivere il parco. È una visione culturalmente diversa di vivere lo spazio pubblico e fruirlo, liberamente, in tutti i modi possibili. L’obiettivo di Arci, prima di tutto, è di creare un luogo per la collettività, a disposizione dei cittadini per far sì che avvenga l’incontro con le persone: un utilizzo sociale, di condivisione e dialogo con le varie realtà della città e del Mondo.
C’è di più, oltre le sole esibizioni, però, no?
Non c’è ovviamente solo l’intenzione di riavvicinare le persone alla location, ma di inserirle in un contesto virtuoso dove poter conoscere e vivere le nostre attività collaterali, da sempre impegnate a promuovere i valori dell’ambiente, dell’incontro tra culture, della corretta cultura a favore di una legalizzazione delle droghe leggere, della valorizzazione del patrimonio storico e culturale di questa città. Inoltre, l’area del D’Ada Park è gratuita e fruibile da tutti indipendentemente dai concerti sul palco principale.
In questa programmazione così ricca e significativa, quali sono secondo te i concerti che più rappresentano il vostro percorso e la vostra proposta artistica?
Sicuramente il concerto di Goran Bregovic è il fiore all’occhiello della rassegna, perché oltre a essere un grande nome internazionale rappresenta anche la punta di diamante dei venticinque anni di produzione culturale del festival. Poi Andrea Laszlo De Simone è l’avanguardia attuale, quella che sta fuoriuscendo dalla cosiddetta scena “indie”, quella dei circoli e dei live club. Metto anche un artista come Noyz Narcos, che è il punto di tramite con le nuove generazioni. Poi i Huun-Huur-Tu, un complesso siberiano, per sottolineare l’importanza della musica da scoprire e riscoprire, per vivere in pieno il rapporto con la musica e la diversità. Altro nome di cui siamo orgogliosi è quello di Giovanni Lindo Ferretti, che porterà dal vivo i brani di CCCP e CSI, come omaggio alla musica italiana degli anni ‘80 e ‘90 con il suo massimo rappresentante musicale, il “Pasolini” della musica italiana.