Ghemon – “Momento perfetto”
A un certo punto, i rapper devono per forza fare r’n’b dalle tinte soul, per forza, sennò, il Grande Dio della Musica sembra arrabbiarsi. Ghemon non si lascia scappare l’occasione e “Momento perfetto” è la conferma della regola. Le tinte black del brano lo rendono atemporale, quindi innocuo, mentre il ritornello – con un buon hook melodico – ha il fascino sufficiente a rendere Ghemon, nella prima serata in cosplay da Telespalla Bob, uno dei pochi promossi, seppure rendendoci palese le limitazioni vocali di Ghemon in uno stile che evidentemente non gli si adatta troppo bene. | ▲
Coma_Cose – “Fiamme negli occhi”
Tra le realtà più interessanti degli ultimi anni, i Coma_Cose hanno fatto della sovrapposizione tra pop e un certo rap “leggerino” la loro cifra stilistica. Facile previsione che il secondo di questi (cioè il rap leggerino) sarebbe stato sacrificato sul palco dell’Ariston. “Fiamme negli occhi” è un bel pezzo pop, con un ritornello immediato e malinconico, che ci fa sorvolare sui tre minuti filati di due soli accordi senza varianti. Loro sono adorabili e sono la cosa più emozionante del Festival, fino ad ora. Alla fine, “Fiamme negli occhi” va bene così com’è. | ☺
Annalisa – “Dieci”
Personalmente ritengo Annalisa più bella che brava, il fatto è che essendo decisamente molto bella, anche il suo essere “brava” è sicuramente proporzionale. Tolto l’elemento maschilista di questa breve riflessione, il brano ha delle vibes molto attuali, potrebbe essere tranquillamente scritto da Mahmood, il che lo rende appetibile tanto per il pubblico generalista che quello più giovane e che crede di avere dei buoni gusti musicali (ma non ne ha). Non riesco comunque a sopportare i giudizi sulle qualità vocali di Annalisa, che almeno a me sembra sempre sull’orlo di spezzare la voce, risultando molto flebile e poco incisiva. In ogni caso, “Dieci” è una canzone al posto giusto al momento giusto, quindi non mi dice nulla. | ☻
Francesco Renga – “Quando trovo te”
“Quando trovo te” è il brano più strano che Renga abbia cantato a Sanremo, dalla melodia sbilenca che non dà tregua al suo performer. Renga la canta davvero male, male, male. L’incedere ritmico lo trova sempre un passo indietro e gli acuti, mai precisi, dondolano tra le note senza trovare la giusta sequenza melodica per rimanere memorabile. Forse un fallito tentativo di restare attuale? Probabile, ma invecchiare non è una colpa, né sfumare tra i flutti del tempo. Francesco, andrà meglio la prossima volta, ma scegli con più cura i brani da cantare. | ▼
Fasma – “Parlami”
La sequenza di accordi più abusata nella storia della musica + la melodia estiva, quella da Cornetto Algida + autotune = brano facilone da zero rischi e zero interesse. Fasma si dimostra senza alcun carisma né carattere. Poi uno dice: eh ma senti i testi. Ancora con i testi, stiamo… Va bene, allora vogliamo davvero commentare l’ennesimo pop dalle tinte power che parla di amore, in questo caso amore difficile? Se riuscite ad emozionarvi con brani così, vi invidio, perché vuol dire che ogni cosa al mondo può ancora stupirvi. Il momento più bello dell’esibizione è nel finale, quando inciampa sulle parole le sbaglia e, sull’anticlimatico outro di archi, Fasma abbozza un “parlami” sottovoce. Meraviglioso. | ▼