– di Angelo Andrea Vegliante –
La figura di Alma Mahler per guidare il proprio esordio artistico. Come mai questa scelta così verticale? Lo abbiamo cercato di capire proprio con la protagonista di questa storia, Viola Violi, la quale, dopo 4 anni di attività in una band, ha deciso di provare la strada da solista. Taglio del nastro avvenuto lo scorso 7 febbraio, con un album dal titolo Alma, proprio a celebrare la donna austriaca. Ma andiamo con ordine.
Prima apparizione su Exitwell, quindi la domanda è d’obbligo: chi è Viola Violi?
Viola Violi è Viola Rossi, siamo entrambe toscane, maremmane anzi, nate a Viareggio, vissute a Grosseto e arrivate a Roma a 18 anni. Viola Violi è nata quando mi sono iscritta su Facebook tanti anni fa, mettendo un nome a caso per “fregare il sistema” (come si faccia poi a fregare il sistema iscrivendosi comunque su un social ancora devo chiarirlo a me stessa). Non era quindi un nome d’arte, lo è diventato in occasione di questo disco, cosa che è stata naturale per tutti i miei collaboratori, un po’ strana all’inizio per me. Chi sono? È difficile rispondere alla domanda. Sicuramente sono stata tante cose, ho fatto molti lavori, cambiato spesso vita, cantato e studiato tantissimo perché ho iniziato tardi, mi sono tolta diverse soddisfazioni, ho diretto qualche orchestra, creato e gestito una jam che a Roma ha dato tanto, “Roma Groove Session”, e ora sono qui a presentare il mio primo disco da solista. Cercando di riassumere sono una musicista (o una cantante, non vedo così tanta differenza) autrice, organizzatrice… e una gran mangiona!
Il 7 febbraio è uscito il tuo album d’esordio, Alma. Visto che sono molte le domande che ruotano attorno quest’opera, proverò a sintetizzare al meglio. Perché per iniziare il tuo cammino da solista usi la figura di Alma Mahler? C’è un fil rouge che lega gli 8 brani del disco?
Ho conosciuto la storia di Alma Mahler quasi per caso, non mi ricordo neanche esattamente come, ci sono finita sopra probabilmente studiando la sua musica (sì, scriveva) e mi ha affascinato. Una donna modernissima per il suo tempo, di cui si sono innamorati tanti uomini e tanti artisti, mica solo io. Alma è una figura davvero particolare, una donna che avuto una vita molto difficile, piena d’amore ma anche di disgrazie, per me è un po’ tutte noi, con le sue fragilità e la sua bellezza. Le tracce sono tutte molto diverse l’una dall’altra, ma il Sound è il vero filo conduttore perché credo sia unico e riconoscibile. Non parlo per forza dell’aspetto tecnico del suono, più del colore che avevo in mente, la musica classica come il jazz sono piene di stranezze, cambi di tempo, momenti totalmente “off topic” e melodie particolari. E così è come mi è venuto da scrivere queste mie prime 8 canzoni, mettendoci dentro anche tante idee che forse non potevano stare insieme… eppure suonano!
A me piace conoscere le motivazioni dietro le scelte: ad esempio, come mai hai preso la strada dell’Hip Hop, dell’RnB e del Soul? A tuo avviso, sono generi che hanno già detto tutto oppure c’è ancora da sdoganare qualcosa?
Chi canta Reggae è abituato al Soul, per forza di cose, e anche all’RnB. Se si pensa a personaggi come Lauryn Hill, o lo stesso Bob Marley, Stevie Wonder, Joss Stone, o il nostrano citatissimo Neffa, nessuno di loro ha mai fatto netta distinzione tra questi generi. Ho sempre fuso tanti stili nella mia musica, anche quando non era solo la mia. Per rispondere esattamente alla tua domanda: nessun genere musicale ha detto tutto, è impossibile che ciò accada! Le definizioni musicali non dovrebbero mai precedere il prodotto. Ogni autore ha la possibilità di cantare e scrivere a modo suo, in modo del tutto personale, e quando ciò avviene, quando si riesce a far vibrare sé stessi, allora si crea. Questo per dire che io cerco di scrivere senza pensare al “genere”, magari a volte mi ritrovo a farlo su un beat hip hop, altre volte lascio che la melodia mi guidi verso strade più pop, jazz. Dipende da dove quel concetto che ho in mente vuole farmi arrivare!
Vorrei soffermarmi un attimo sull’Hip Hop, in quanto oggi molti riconducono quest’arte alla trap. A tuo avviso, si sta generando una confusione culturale in merito alla musica oppure effettivamente la trap sta rilanciando le funzionalità basilari dell’Hip Hop?
Hip Hop e Trap sono due cose diverse, la trap è nata dopo, è un sottogenere caratterizzato da elementi diversi, per esempio è molto più cantata, ha i classici piattini, cassa profonda, eccetera. L’Hip Hop resta un genere vastissimo che può virare più verso il Rock, o più verso il Jazz (quello che preferisco), e che sicuramente può integrarsi nella trap e viceversa. Quando c’è confusione si spera sempre che sia sulle cose fatte bene. Se non so distinguere se un pezzo è l’uno o l’altro genere, che me ne importa, se è fatto bene? Vi faccio un esempio: sicuramente i Tribe Called Quest sono Hip Hop, ma la più moderna Nathy Peluso? Possiamo definirla in entrambe i modi, sempre fortissima rimane!
In passato, si è spesso parlato del fatto che nel mondo Hip Hop le donne venissero descritte in maniera denigratoria oppure che i vari dissing fossero incentrati sul dare della ‘bitch’ alla propria collega. Senza fare discorsi troppo raffazzonati e qualunquisti, a tuo avviso, l’Hip Hop è come provano a descriverlo, cioè un mondo sessista?
L’Hip Hop è un mondo critico che non fa sconti a nessuno, quindi può essere sessista, omofobo, maschilista, tanto quanto possono esserlo altri generi (perchè il Reggae/Dancehall non lo è?). Il momento storico che viviamo è molto attento ai temi riguardanti le donne, bisogna capire se la situazione si evolverà a nostro favore o se è solo “moda” e convenienza per chi produce. Di certo più donne cantanti (musiciste, produttrici, scrittrici) forti ci sono, meno ci si permetterà di dissare qualcuno dando semplicemente della “bitch”! Ci provassero a dirlo a me. Però la musica è e deve rimanere libera e incensurabile, anche se sessista o omofoba. Quindi parlate pure di tutto ciò che volete, sono gli ascoltatori che devono scegliere chi ascoltare, ed è per questo che è importante educare le orecchie del popolo, cosa che oggi non è semplicissima da fare. Io sono qua per provare anche a fare questo.
Prima del tuo cammino da solista, hai fatto parte per 4 anni degli Inna Cantina Sound. Come mai si è conclusa quest’esperienza?
Come in tutti i grandi gruppi è stata colpa dell’unica donna, cioè io! No ovviamente scherzo, ci sono state tensioni abbastanza classiche legate a insoddisfazioni protratte per anni, lì per lì è stato un trauma per tutti, però poi ho capito che era semplicemente arrivato il momento di fare da sola, di avere carta bianca nella mia vita artistica. Col tempo ho recuperato il rapporto con loro in toto, ci sentiamo costantemente, ho molta stima e gli voglio bene.
Il tuo singolo d’esordio è Le cose che non so. Perché hai scelto questo brano come portabandiera della tua arte? Cosa sono le cose che non sai?
Perché ascoltando la musica dei nostri personaggi famosi (soprattutto i/le rappers) sembrano tutti in preda alle certezze: la certezza di essere belli, ricchi, famosi, fortissimi. Quando invece tutti i personaggi che io adoro (i grandi jazzisti, le grandi cantanti, i grandi rappers del passato) hanno reso bandiera le proprie debolezze. Come si fa ad essere certi di tutto nella vita? Io voglio fare il mio primo passo premettendo che “non sono nessuno e non so un ca***” di fronte ai miti che mi ascolto da sempre, di fronte alla gente che soffre, ai bisognosi, a chi combatte per gli ideali, chi lavora sodo. C’è solo da imparare e io voglio farlo raccontando ciò che penso, ciò che mi assilla di notte e che mi spinge ad essere sempre meglio. Vado a letto coi dubbi, loro no?
In un mercato così saturo di proposte emergenti, quali pensi sia la ricetta giusta per emergere?
Sembra una frase “alla Miss Italia”, ma è senza dubbio essere sé stessi come prima cosa, non copiare, studiare e prendere spunto. Come seconda cosa, sapere come vendere sé stessi, rimanendo sé stessi. Chiaro?
Cosa ti aspetti dal tuo primo disco?
Di avere tante soddisfazioni nei live, sentire gente che canta insieme a me le mie canzoni, vedere soddisfatte le persone che lavorano con me, emozionare chi mi segue, ricevere proposte da chi stimo e avere l’opportunità di viaggiare, viaggiare e ancora viaggiare!