– di Assunta Urbano –
Che senso ha oggi fare musica? È una delle domande più frequenti in questo periodo complesso per il panorama artistico. Si tratta di uno dei dubbi che attanaglia anche Fausto Lama e California, che insieme sono i Coma_Cose.
Li abbiamo conosciuti nel 2016 e abbiamo ascoltato il loro primo EP “Inverno Ticinese” nel 2017. Ci siamo sentiti parte dell’immaginario dei ventenni di “Hype Aura” nel 2019 e due anni dopo non abbiamo perso le loro esibizioni sanremesi con la canzone “Fiamme negli occhi”. In seguito alla partecipazione alla settantunesima edizione del Festival della canzone italiana, il duo ha pubblicato il secondo album “Nostralgia”.
Quello che sta per volgere al termine, per i Coma_Cose è stato un anno travagliato, conclusosi con un momento di riscatto, di apertura e di novità, con la pubblicazione del terzo disco della loro carriera. È uscito lo scorso 4 novembre “Un Meraviglioso Modo Di salvarsi”, per Asian Fake/Epic Records Italy/Sony Music Italy, con undici canzoni e tre intermezzi parlati, quasi per creare un legame con l’ascoltatore.
Abbiamo sentito California e Fausto Lama telefonicamente, in una delle prime mattine fredde di questa stagione autunnale, e ci siamo fatti raccontare il loro nuovo progetto.
“Un Meraviglioso Modo Di Salvarsi” è probabilmente l’album più intimo dei Coma_Cose. Che processo artistico vi ha portato a mettervi a nudo in questo terzo disco?
California: Ci siamo presi un po’ di tempo per noi stessi e siamo tornati entrambi ai nostri paesi d’origine. Abbiamo riflettuto, stando separati. Abbiamo scavato tra il passato e il presente. Crescendo, cambiano anche i propri punti di vista sul mondo che ci circonda. Per noi che viviamo e lavoriamo insieme, diventa difficile ricavarsi dei momenti di solitudine.
Fausto Lama: Sicuramente in questo disco ci siamo concessi alcuni episodi solisti. I Coma_Cose sono due, è giusto che ci siano due anime. Tanti aspetti personali è strano che combacino alla perfezione agli occhi di persone diverse. Per questo c’è più intimità, ci siamo messi a nudo singolarmente, cosa che negli album precedenti abbiamo fatto molto meno.
Nonostante sia un lavoro tanto intimo, non mancano alcuni aspetti collettivi. Lo vediamo in “Napster”, una critica alla fruibilità della musica attuale. Si tratta di una questione che va avanti da decenni ormai ed è partito tutto dalla digitalizzazione della musica. Secondo voi, esiste una soluzione per risolvere questo problema e l’impatto che ha sugli artisti?
FL: Una soluzione, purtroppo, non c’è. Rispetto a qualcuno che la regala, meglio che ci sia qualcuno che la paga pochissimo. Quella canzone è una provocazione a ciò che è diventata la musica. Non credo si possa fare molto per la fruibilità. Oggi, bisogna fare i conti con la modernità e il progresso. Il problema è che questa famelicità nel consumare musica, dato che è così a portata di mano, costringe a produrne tantissima e in poco tempo. Di conseguenza, i brani che vengono fuori non fanno più parte di un processo di espiazione.
A noi piacciono le canzoni che vengono dal cantautorato, in cui c’è un percorso. Se un artista si trova costretto a fare una hit a settimana, è difficile che possa maturare sentimenti importanti. Secondo noi, la musica sta diventando un sottofondo e tutto questo dipende dalla digitalizzazione, che è inarrestabile.
C: A farne le spese siamo tutti noi e il modo in cui ascoltiamo la musica. Cambia anche l’attenzione all’ascolto.
FL: Ne siamo vittime sia come ascoltatori che come musicisti.
C’è un altro brano su cui mi vorrei soffermare più degli altri ed è “La Resistenza”. Cosa significa per voi questo concetto e che vuol dire nella società attuale, anche nel mondo della musica, fare resistenza?
C: Per noi è uno dei concetti cardine di questo disco. Resistere al modo frenetico e compulsivo di fare tanta musica.
Nel nostro caso, non funziona così. Noi apparteniamo alla generazione precedente. Fare musica è importante, richiede tempo, un percorso, un racconto. Non vogliamo cedere a un’idea che non ci appartiene. La canzone nello specifico parla anche di una resistenza umana e personale. La crescita e l’accettazione di quello che siamo oggi. Non siamo più bambini, né adolescenti e non abbiamo più vent’anni. Va bene così. Ci sono tanti aspetti positivi di ogni fase della vita.
FL: Accettare gli anni che passano e viverli al massimo. Capire quali sono i punti di forza di ogni età, tenendo sempre viva e accesa la fiamma della ribellione, intesa come libertà. Bisogna essere persone libere e credo sia un concetto primordiale. È necessario fare pace con se stessi e capire in quale modo combattere. Se anche nella battaglia ci si uniforma, allora è la fine, perché non si cerca più di far valere i propri diritti, ma si diventa vittime di una strumentalizzazione. È un mondo difficile ed è fondamentale avere sempre le antenne alzate.
Tutto questo si percepisce anche dalle canzoni di “Un Meraviglioso Modo Di Salvarsi”. Tre anni fa “Mancarsi” dei Coma_Cose è diventato un inno generazionale con «Che schifo avere vent’anni/però quanto è bello avere paura». Oggi, sempre ne “La Resistenza” parlate degli “anni della libertà”, a quali fate riferimento?
C: Crescendo si acquista la libertà. Più vai avanti con gli anni e più ti rendi conto di…
FL: …Potertene fregare!
C: Più ti conosci e più capisci cosa è giusto e cosa sbagliato, per quali motivi devi lottare. Credo che il presente sia quello libero per ogni persona, perché acquisisci un bagaglio di consapevolezza e anche un po’ di voglia di lasciar perdere ciò che non è importante. Smetti di compiacere gli altri. Quando sei più piccolo, fai di tutto per essere accettato, per fare parte di un gruppo, per sentirti meno solo. Con il tempo cambia tutto.
Questo album sembra nato anche da una riflessione riguardo la figura del musicista e il senso di fare musica in questo momento storico. Vi siete dati una risposta?
C: Penso che il senso ognuno lo trovi per sé. Oggi è più difficile che mai, ma credo bisogni resistere. È il filone di ogni generazione, c’è sempre qualcosa contro cui porsi. Noi, personalmente, decidiamo di continuare a fare la musica che piace a noi e nel modo in cui preferiamo. Mettiamo tutto quello che siamo nelle nostre canzoni, senza guardare alle mode o alle classifiche.
Arrivati alla fine di questo viaggio sonoro, qual è per i Coma_Cose “Un Meraviglioso Modo Di Salvarsi”?
FL: Rispondere a questa domanda è roba da farci un disco! In un certo senso, già nel titolo è presente la soluzione. Si tratta di un concetto ambiguo: la parola “meraviglioso” si avvicina a qualcosa di positivo, che viene accostato a “modo di salvarsi”, con una negatività di fondo. L’idea di questo lavoro è sottintendere un dialogo. È come sparare un bengala nel cielo, chiedendoci se qualcuno è pronto ad affrontare questo tema. Spingiamo fuori tutto con la nostra musica. Siamo curiosi di scoprire i punti di vista degli altri.
La nostra utopia sarebbe ritornare a un dialogo personale, in cui ognuno si interroga. Nella gestualità, nel parlarsi guardandosi negli occhi; lì è nascosta la forma di socialità più sana.
“UN MERAVIGLIOSO MODO DI INCONTRARSI” COMA_COSE TOUR
17 MARZO – PADOVA @ HALL
24 MARZO – BOLOGNA @ ESTRAGON
25 MARZO – FIRENZE @ VIPER THEATRE
29 MARZO – ROMA @ ATLANTICO
31 MARZO – NAPOLI @CASA DELLA MUSICA
01 APRILE – MODUGNO (BARI) @ DEMODÈ
03 APRILE – PARIGI @ LE PETIT BAIN
05 APRILE – LONDRA @ O2 ACADEMY ISLINGTON
15 APRILE – VENARIA REALE (TO) @ TEA
19 APRILE – MILANO @ FABRIQUE