È la canzone d’autore il vero protagonista di questo disco, una canzone che attinge alle forme classiche, al pop pulito, a qualche deriva di lontana teatralità genovese… Massimo Lajolo sforna un disco come “Bassa Fedeltà” uscito per la RadiciMusic Records, lavoro ampio senza maschere, senza compromessi e senza regole… frecce acuminate sin dai titoli ma anche dolcissime pennellate di allegorie buone per indorare la pillola. Partendo anche solo dal singolo “Il talento”: basterebbe questo per avere una chiara sintesi di tutto questo.
Titolo emblematico. Per te oggi cos’è la bassa fedeltà?
È l’idea di ricavare il massimo risultato possibile partendo da pochi mezzi, quella di rivalutare il low-fi, contro il suono patinato, tipicamente italico, la posizione di chi accetta l’imperfezione come tratto distintivo dell’essere umano. In negativo, è l’orribile suono che arriva da un MP3 ascoltato con il cellulare, in senso positivo, la possibilità di fare un disco in casa. È un titolo che nasce dal capovolgimento di un modello teoricamente positivo, di eccellenza. poi, fa anche riferimento alla fedeltà nei confronti di un partner (proprio nel brano che dà il titolo al lavoro) ma anche di un’idea, di un’amicizia. Adoro le ambivalenze e la doppia lettura possibile di frasi e parole. La bassa fedeltà, a volte, è anche quella verso se stessi, le proprie abitudini, gusti, idee, convinzioni e relazioni, che può a volte rivelarsi salutare e fonte di innovazione.
Nel video di lancio ti schieri contro i talent show. E non sei il solo sappilo… per te dunque il talento come dovrebbe valorizzarsi?
Continuo a essere convinto che la musica non debba essere una gara, tutto qui. Il video è in parte ironico, in parte serio: la giuria massacra l’artista, la cui canzone, però, alla fine, esce dalla radio abbandonata sul palcoscenico e arriva al pubblico, nonostante la giuria. Il fatto di non essere il solo, un po’ mi consola, naturalmente, ma il mio destino nella vita è non essere mai nella maggioranza e dalla parte dei vincitori. È così. Il talento è innato, credo, è il daimon, il tuo destino presente in te fin dalla nascita e da ancora prima. Io non penso di avere talento, precisiamolo. Al limite, ho sviluppato una certa sensibilità, a tratti un po’ malata, che mi fa vedere e sentire le cose in modo particolare, ma nulla di più, purtroppo.
Tanta canzone d’autore di stampo classico se vogliamo. Il futuro per Massimo Lajolo?
Premetto che, sinceramente, non mi sono mai identificato pienamente come autore di canzoni d’autore di stampo classico. Non so veramente definirmi e non mi interessa nemmeno tanto riuscirci. Per il futuro, chissà? Oggi ti dico che Bassa Fedeltà potrebbe anche essere il mio ultimo lavoro, domani potrei svegliarmi con l’idea di farne ancora. In realtà, ci sono ancora molte cose che vorrei fare, compresa la produzione di musica di altri. Per la mia musica, dipende se la mia Musa ha ancora tempo da perdere con me, se l’urgenza comunicativa riesce a prevalere sulla razionalità, la stanchezza, gli ostacoli, se trovo nuovi stimoli, nuove possibilità di collaborazione, ma soprattutto nuove cose da dire.
E ci piace anche questa copertina “disegnata”, un lavoro di grafico che cerca la sintesi. Ovviamente in campo c’è il passato. Una radio poi: emblema di tantissime cose, vero?
Adoro l’estetica delle radio del Novecento, quei mobili in legno, quell’aspetto massiccio ed elegante al tempo stesso… La copertina è stata realizzata da una giovanissima grafica, Greta Cavaliere, contattata on line, che avevo scelto per la sua predilezione per lo stile Bauhaus, che affascina anche me. La sintesi per me è la chiave, l’essere diretti, essenziali, anche se è difficile, è molto più semplice sovraccaricare, essere sopra le righe. Mi vengono in mente quelle foto con famiglie o gruppi di amici che ascoltano la radio quando ancora la TV non era stata inventata. Chissà l’effetto che produceva allora. Chi ci pensa più oggi a questo? La radio potrebbe rappresentare qualcosa di rivoluzionario, di controcorrente, perché nella civiltà dell’immagine, tu ascolti e non vedi nulla. Potrebbe ridare potere alla parola, al linguaggio, quotidianamente massacrato dalla gente comune, ma anche dai politici, personaggi famosi, sportivi… In passato, questo impatto rivoluzionario lo crearono le radio libere. Nel video de “Il talento” ho utilizzato, su spunto del regista Simone Candeo, l’oggetto-radio sul palco per rappresentare il sogno di una musica che arriva alla gente, nonostante le giurie. Pura fantasia, insomma…
Oggi la musica nuova un artista come te dove la ricerca?
Ovviamente con Shazam, indubbiamente una delle più straordinarie invenzioni del ventunesimo secolo! Scherzi a parte, quando qualcosa che non conosco mi solletica le orecchie, questa app rappresenta un buon metodo per scoprire cose nuove. Quindi, la radio, innanzitutto. Poi, naturalmente, YouTube, Spotify, anche se le indicazioni potrebbe piacerti anche… (e simili) non sono sempre così attendibili… comunque lì, ascoltando un pezzo di Calcutta, mi è venuta l’idea per “L’Italia non esiste”. Ascolto sempre quello che mi consigliano di ascoltare, perché so che, nella maggior parte dei casi, ritroverò almeno in parte un po’ dei miei gusti. A volte mi capita anche di ascoltare cose interessanti nei concerti di altri artisti. Mi sono stupito molto quando un mio amico mi ha detto che apprezzava il fatto che io andassi spesso ai concerti di altri, ma a me la cosa piace. È però vero che molti musicisti non vanno mai ad ascoltare gli altri e poi magari si lamentano della crisi della musica live.