– di Riccardo De Stefano –
E pure ‘sto Sanremo…
Oggi, nella Domenica delle Salme, dei sopravvissuti alle interminabili dirette da 6 ore di mamma Rai, ci rimane – in una pigra domenica, che anticipa gli Oscar notturni – da tirare le somme, guardare che cosa diavolo abbiamo vissuto per una settimana, per poi riporre tutto nel cassetto dei ricordi.
POTEVA VINCERE LUI DI NUOVO?
Diciamo che il trio finale ci ha comunque lasciato col fiato sospeso. Nonostante la voce di un Diodato vincente girasse da tempo, anzi, Sky Tg l’ha “spoilerata” con una quindicina di minuti di anticipo, l’idea di avere un Gabbani di nuovo trionfante ci ha accompagnato tutti, non mentite. Sarebbe stato strano, ma non assurdo, vedere il nostro sosia di Columbro vincere il suo terzo Sanremo su tre. E – lo ammetto, non odiatemi – non sarebbe comunque stato un oltraggio: Gabbani si è presentato con un brano non originale, ma neanche l’ennesima clonatura del pop di oggi. “Viceversa” è una canzone in puro stile Gabbani, il che per un autore che di fatto ha tirato fuori non più di tre canzoni di peso è significativo, proponendocelo come autore capace di creare un proprio stile. Il brano, d’altronde, qualche idea musicale ce l’ha ed è ben pensato-scritto-arrangiato, per poter dare il proprio massimo proprio sul palco dell’Ariston.
LA BAND PIU INDIE DEL FESTIVAL
Certo che anche io ci avevo comunque un po’ sperato: vedere i Pinguini Tattici Nucleari nel trittico finale mi ha comunque fatto dire “non succede ma se succede”. Si può comunque dire forte e chiaro che i Pinguini questo Festival se lo sono vinto facilmente, perché tra tutte le polemiche, gli effetti speciali e i colpi di scena, hanno presentato un brano d’impatto, che li lancia nel giro grande come una novità piacevole. “Ringo Starr” lo sentiremo in radio per un sacco di tempo, e i prossimi grandi eventi dal vivo ci diranno se i Pinguini possono essere ormai del tutto lanciati verso il grande successo. Da oggi insomma anche mia madre li conosce.
E SEMPRE SIA DIODATO
E poi lui, Antonio, il vincitore. La prova che il talento, coltivato e messo a frutto per anni, se non decenni, alla fine qualcosa te lo dà. Diodato porta un bel brano, molto suo, ben cantato e efficace e questo Festival se lo mette in tasca, insieme al Premio della Critica. Speriamo possa essere il salto di carriera di uno dei migliori autori e cantanti, che in questi anni si è sempre trovato a metà strada tra il circuito alternativo e quello mainstream, non riuscendo a sentirsi parte di nessuno dei due probabilmente. “Fai rumore” è un brano di cui finalmente non ci si deve vergognare, il giusto punto di incontro tra radiofonia e autorialità. Felicissimo di questa vittoria.
IL TOP: ACHILLE LAURO E TOSCA
Poco da dire, qua non transigo: il Festival anche quest’anno l’ha dominato Achille Lauro. Ovviamente lo shock value dei suoi costumi è stato il quid che l’ha proiettato come sensazione serale, ma non scordiamoci che “Me ne frego”, benché meno iconico e dirompente di “Rolls Royce”, è un brano scritto meglio, orchestrale e giustamente sopra le righe. La cosa sorprendente è vedere come in un anno Lauro sia riuscito a passare dall’essere lo strambo, il drogato, il “diverso” da eliminare, a possibile “favorito”, idolo delle folle e unico argomento di conversazione per giorni e giorni. Tempi strani.
Ancora più bello vedere Tosca, che praticamente neanche doveva starci, regalare un momento di grande classe ed eleganza, performer che si dimostra sempre impeccabile e di un livello superiore rispetto alle improvvisate Lamborghini di turno, che di palchi non ne hanno mai visti e di talento neanche a parlarne.
I FLOP: TANTO TALENT PER NULLA
Ma poi, in un Festival dove quasi 1 su 4 è stato preso dai talent, ci si domanda perché insistere ancora su questo format. La più efficace è stata Elodie, al 7° posto con “Andromeda” e solo perché ha saputo uccidere la propria “Amici persona”, avvicinandosi alla contemporaneità grazie a Mahmood e Dardust. Gli altri nella parte bassa del tabellone: delusione per Anastasio, che a detta di tanti doveva mangiarselo questo Festival e ora rimane davvero “Rosso di rabbia“, fino agli insulsi Urso, Angi, Nigiotti e Riki, che diversi mesi fa era primo in classifica FIMI e ora arriva ultimo. Per cui, basta basta basta con questa assurdità dei talent che di talenti non ne tirano fuori. Puntate tutti su chi davvero ha qualcosa da dire.
QUALCUNO SALVI MORGAN DA SE STESSO
E quanto male fa vedere oggi di nuovo quell’episodio squallido e grottesco avvenuto venerdì sera? Il punto più basso del Festival è vedere il boicottaggio di Morgan ai danni di Bugo e se stesso, per un caso più unico che raro di artista che decide di autoeliminarsi nella misura più deprimente possibile: insultando il proprio partner e compagno di avventura Bugo, cambiando il testo del brano “Sincero” riempiendolo di accuse e venendo squalificati anche per la fuga di quest’ultimo dal palco con conseguente eliminazione. Beh, “Sincero” lo è stato, almeno. Le ore successive, fino a ieri, sono state un susseguirsi di accuse, rettifiche, smentite, insulti detti e celati, botte date e non date e la sensazione di non ritorno da una situazione in cui un artista come Morgan si è fiondato, primo vero nemico di se stesso.
QUEL CHE RIMANE
In questa domenica, rimane la sensazione che sia stata comunque un’edizione storica. Tra tutte le polemiche, sono emersi come vincitori assoluti Amadeus e Fiorello, capaci di reggere botta nonostante tutto e tutti. I numeri sono dalla loro e nel complesso le canzoni sono state di buon livello, sicuramente meglio di tante altre edizioni recenti. Chi ha saputo calcare meglio quel palco, ne trarrà più beneficio; gli altri sopravviveranno sulla scia di Sanremo e probabilmente molti ce li troveremo di nuovo l’anno prossimo, tirati a lucido dopo un anno di silenzio e assenza, nuovi mostri da Festival, già vecchi dentro.
In fondo, che lo amiate o lo odiate, il Festival fa parte del nostro DNA, italiano fino al midollo, caotico, rumoroso, lungo e prolisso, retorico e completamente distaccato dal resto del Mondo, bolla unica e caratteristica di un Paese strano e contraddittorio, che la Musica non la ama molto, ma di sicuro ne parla troppo.
Beh, quindi, all’anno prossimo, con le stesse polemiche e critiche che tutto Sanremo si porta appresso.