– di Assunta Urbano
foto di Liliana Ricci –
Sono passati cinque anni dall’ultima volta che Giovanni Truppi ha portato tutto l’universo, il suo mondo intimo e introspettivo, all’Auditorium Parco della Musica. Il ritorno in questa splendida cornice, domenica 22 aprile, è stato un ritrovo collettivo di ascoltatori appassionati e fan più recenti.
Nel tempo, sono cambiati certamente tanti aspetti della vita personale e professionale dell’artista, come quelle di tutti noi. Il passaggio da Woodworm a Virgin e Universal per il disco “Poesia e civiltà”, ma soprattutto la partecipazione all’ultima edizione del Festival di Sanremo hanno inevitabilmente avuto un impatto sul musicista.
Proprio per questo motivo, il live di due giorni fa ha colpito molto gli spettatori presenti.
“TUTTO L’UNIVERSO” DI GIOVANNI TRUPPI LIVE ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
Si spengono le luci e il concerto prende il via alle 21.15 precise. Sul palco arriva Giovanni Truppi in solitaria, che propone al pubblico una versione contestualizzata al periodo attuale della sua “Conversazione con Marco sui destini dell’umanità”. Con i riflettori puntati solo su di sé e sulla sua chitarra prosegue l’esibizione con “Il mondo è come te lo metti in testa”.
Raggiungono la postazione anche gli altri componenti della band e l’attenzione si sposta sugli altri strumenti.
Per la prima volta nella sua carriera, il cantautore napoletano rompe il muro tra lui e il pubblico. Non è abituato a intermezzi parlati, sono sempre e interrottamente le canzoni le protagoniste dell’intero show. Quasi come un esperimento, decide di raccontarsi tramite parole e aneddoti, comunicando in un nuovo modo con la platea dell’Auditorium.
Presenta “19 Gennaio” e la sua genesi tramite lettere e confronti con un amico.
Non è questa, però, l’unica novità della serata. A fine febbraio, in seguito all’esperienza sanremese, Giovanni Truppi ha pubblicato una sorta di best of “Tutto l’universo”, in cui ha riarrangiato le sue canzoni. Dunque, l’esibizione stessa vede i brani prendere una forma inedita, senza perdere la semplicità che li contraddistingue.
Il contatto che il cantautore ha ristabilito con il palco e ricostruito con il pubblico gli dona una nuova veste. Ripercorre le vicende in cui sono nati brani come l’ironico “Hai messo incinta una scema” e il filosofico “Adamo”.
GIOVANNI TRUPPI PORTA SUL PALCO “TUTTO L’UNIVERSO”
La line up del concerto è costituita dai principali successi del musicista, fondamentali per capire il suo percorso artistico.
Non è solo, in questo viaggio nel tempo. A raggiungerlo sul palco c’è Motta, amico e storico collaboratore. Si esibiscono insieme in “La domenica”. Il cantautore toscano appare ancora più emozionato dell’autore del testo. Nota che rende il pezzo più speciale.
Si aggiunge in seguito Niccolò Fabi a tutto l’universo di Giovanni Truppi e insieme propongono al pubblico “Conoscersi in una situazione di difficoltà”. Anche il romano sembra commosso dal momento intimo e, ringraziando per l’invito, presenta il protagonista della serata affermando:
“Giovanni Truppi è l’artista di cui la musica italiana ha bisogno”
Assistere all’unione di cantautori, diversi tra loro, in un certo senso, dà speranza alla musica italiana d’autore. Forse è più salva di quanto pensiamo.
Il gruppo lascia il palco con il successo sanremese “Tuo padre, mia madre, Lucia”. C’è tempo, dopo un piccolo break, per i saluti finali con “Pirati” e “Tutto l’universo”.
Giovanni Truppi ringrazia nuovamente i suoi spettatori, salutandoli, dopo una serata in cui ha stabilito un contatto importante con loro.
GIOVANNI TRUPPI È CIÒ DI CUI LA MUSICA ITALIANA HA BISOGNO
Partiamo dal presupposto che il concerto di domenica sera non è stato un qualsiasi live di Giovanni Truppi. Tanti sono stati i cambiamenti, dal lato sonoro, fino all’impatto con il pubblico. Sul palco abbiamo visto un artista consapevole del suo percorso musicale e fiero di poter mostrare se stesso a una platea emozionata.
Nonostante tutte queste novità, il cantautore non ha perso in nessun modo la sua aura di semplicità e la sua identità artistica è rimasta intatta.
In un istante di silenzio, un ragazzo approfitta per urlare «Giovanni, ti vogliamo bene». E in fin dei conti è proprio vero. Giovanni Truppi riesce ad entrare nella sensibilità dei suoi ascoltatori, raccontando quello che è tutto l’universo, il suo e il nostro.
Qualcosa, però, negli ultimi anni è cambiato e non è solo la fine della nostra spensierata giovinezza. I concerti del cantautore non sono più una esperienza intima e personale, ma hanno preso a tutti gli effetti la forma di vissuto collettivo.
Tutto questo è accaduto perché il progetto ha assunto una nuova maturità. L’artista ha una coscienza maggiore della sua performance e del suo stare sul palco. Giovanni Truppi è indubbiamente ciò di cui la musica italiana aveva bisogno dieci anni fa, oggi e ne avrà la necessità allo stesso modo nel futuro.